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Ha raggiunto tanti amici, uniti dalla fede politica, scomparsi prima di lui. Paolo Norese ha ceduto al male che da tempo lo inseguiva. Classe 1938 rappresentava un personaggio in città, se non altro per il fatto di aver gestito, oltre al rifugio Brigata Cadore, quel locale che, all’angolo di piazza Duomo, portava il suo nome; “Bar Norese”. Ma che i bellunesi, in verità, lo conoscevano come “Circolo Gramsci”. Era il ritrovo della sinistra, come ricordato da Gino Sperandio, avvocato e presidente provinciale dell’associazione nazionale partigiani d’Italia (Anpi). «Paolo era un comunista convinto, comunista da sempre. Per questo negli anni Settanta e Ottanta il locale divenne un centro di discussione, la base della sinistra bellunese, socialisti compresi». Per certi versi, cioè come rifermento della sinistra, il locale aveva preso il testimone del Caffè Commercio, poi chiuso e diventato la sede della biglietteria del Museo Fulcis.
Il BAR
Per Paolo Norese era quasi una casa quel bar piccolo, piccolo, con qualche tavolino all’aperto: alla parete l’immagine della Comune di Parigi, memoria del governo socialista che diresse Parigi dal 18 marzo al 28 maggio del 1871. Ai tavoli era facile incontrare i suoi amici Tullio Bettiol, Ermano De Col, Giovanni Crema, Marino Olivotto, Renato Zanivan, o ancora Bianchi e Zangrando. Norese era esperto di vini. «Tant’è che il Circolo Gramsci fu il primo bar di Belluno dove si poteva ordinare non solo, genericamente, un bicchiere di rosso o di bianco, ma un Cabernet, un Cartizze, un Merlot. La novità, dunque, era che da Paolo i vini avevano un nome», è il racconto di Gino Sperandio. Poi la chiusura nel 2010. Con l’impegno civile che non venne meno, ma si diresse verso l’Anpi. E gli amici.
LA CASA
Ospitava chiunque nella sua casa di Vignole, frazione di Belluno: «Purché non fossero fascisti», è la precisazione di Sperandio.
Il Gazzettino