Rigenerazione del centro città: il Governo nega i contributi

Il progetto per il nuovo piazzale della stazione di Belluno. Senza i soldi della "Rigenerazione urbana" non se ne fa nulla
 Sui progetti di rigenerazione urbana c’è aria di beffa. Soffia da Roma con il decreto Milleproroghe e l’emendamento che sposta in avanti, dal 2018 al...

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 Sui progetti di rigenerazione urbana c’è aria di beffa. Soffia da Roma con il decreto Milleproroghe e l’emendamento che sposta in avanti, dal 2018 al 2020, un gruzzolo su cui si faceva conto. Una doccia fredda che metterebbe a rischio le opere visto che lo slittamento potrebbe portare alla rinuncia dei molti partner privati (che concorrono al finanziamento portando i 18 milioni che arriveranno dal Governo ai 35 totali).  Ovvio che il sindaco Jacopo Massaro sbotti: Abbiamo sette progetti esecutivi pronti, di cui cinque già in fase di appalto. Vorremo iniziare i lavori nel 2019, mentre così si butta via il lavoro. Fermare le gare e ripartire tra due anni? Per Massaro qui si tratta anche di «mancanza di rispetto». Stiamo parlando di lavori che riguardano i nuovo piazzale della stazione, l’ex Chiesa dei Gesuiti, la scuola Gabelli, la Mediateca a palazzo Crepadona, la ciclovia del Piave e il Parco di Lambioi. E in ballo non ci sono questi progetti di cui il Comune è capofila, ma anche quelli in cui è partner, come la Cittadella della Sicurezza e l’area ex Caffi.

LO SFOGO
Anche altri sindaci dell’Anci sono in rivolta. E, ieri, Massaro ha avuto il telefono caldo per tutto il giorno. «È una situazione gravissima quella che si verrebbe a creare col congelamento di 140 milioni al Piano Periferie per due anni. Ho scritto a tutti i parlamentari bellunesi perché si cancelli questa decisione». Jacopo Massaro attacca duramente l’emendamento al Decreto Milleproroghe che, per consentire lo sblocco degli avanzi di amministrazione, “stoppa” i lavori di rigenerazione urbana in oltre 100 capoluoghi italiani. 
I NUMERI 
Il finanziamento statale, per il Comune di Belluno, ammonta a 18 milioni di euro (2,1 miliardi a livello nazionale). A questi, vanno aggiunte ulteriori risorse, pubbliche e private, per 17 milioni (1,7 miliardi in tutta Italia). «Parliamo di 35 milioni di euro per Belluno e 3,8 miliardi di euro in Italia, quasi mezzo punto percentuale di Pil - commenta Massaro – Gli avanzi di amministrazione che si andrebbero a sbloccare, per Belluno parliamo di circa 10 milioni di euro, sono decisamente inferiori sia al valore movimentato dalla rigenerazione che alle sole risorse statali trasferite». I Comuni, poi, hanno destinato gran parte dello spazio di patto del 2018 (Belluno lo ha occupato interamente per 700mila euro) al cofinanziamento della rigenerazione. Non è neppure possibile “stornare” su altra opera utile, puntando magari a rimettere in sesto l’Auditorium. «Sarebbe impossibile -dice il sindaco -: non si sono i tempi tecnici». Qualche vantaggio ci sarà pure a livello nazionale: «Probabilmente il Pil,potrebbe salire dello 0,4. Ma a che prezzo!».«Far slittare i lavori al 2020 - dice Massaro - porterebbe alla rinuncia da parte di molti partner privati, e alla conseguente perdita di lavoro per le imprese».
LA PROROGA 

Sono due i progetti esecutivi mancanti: riguardano la Mediateca delle Dolomiti a Palazzo Crepadona e l’ex Chiesa dei Gesuiti.«Per dire quale sia il disordine organizzativo e la confusione che regnano a Roma: ci è appena arrivata la notizia che ci è stata concessa la proroga al 15 settembre». Massaro è deciso a non mollare:«Non è detta l’ultima parola. Perché  con i colleghi dell’Anci ci stiamo muovendo. Ho parlato anche con i parlamentari bellunesi». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino