Schiucaz, frana giù con la dinamite Ci sarà un'altra esplosione

ALPAGO - Schiucaz. Oggi 14 giugno. Ore 15.00. Boom! Un boato scuote la valle: le 40 cariche di dinamite collocate da Veneto Strade sulla parete che incombe sulle case del paese...

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ALPAGO - Schiucaz. Oggi 14 giugno. Ore 15.00. Boom! Un boato scuote la valle: le 40 cariche di dinamite collocate da Veneto Strade sulla parete che incombe sulle case del paese esplodono e il fronte della frana si stacca e piomba sui container posizionati a protezione delle case. Milletrecento metri cubi di pietra (in realtà un po' meno, il carico di dinamite è stato "prudente") piovono dall'alto frantumandosi a un metro dai muri delle case: un'esplosione quasi chirurgica, una "guerra intelligente" sotto la regia di Veneto Strade e della Protezione Civile del Veneto.


Quella che è stata fatta saltare, utilizzando un quintale di emulsione esplosiva, è solo una parte della frana di Schiucaz. L'operazione non è completamente riuscita: sono scesi circa 1000 metri cubi di materiale contro i 1500 previsti. Servirà un secondo scoppio pilotato per staccare completamente la testa dello smottamento e procedere poi via terra. L'intervento è stato realizzato sotto la regia di Mister Dinamite, il fuochino che si occupa anche della demolizione del ponte Morandi a Genova. Intanto i 17 abitanti restano sfollati.

 

Era il 12 maggio quando i 17 abitanti del minuscolo borgo dell'Alpago, sede di un antichissimo mulino sul Tesa, sono stati costretti, in 15 minuti, ad abbandonare le loro case: la montagna che da sempre sovrasta il paese si era mossa sotto le nuove piogge, la goccia che dopo l'uragano Vaia aveva fatto traboccare il vaso. Massi enormi erano caduti sulla strada, a ridosso delle case. E subito si era detto che il paese bisognava ricostruirlo altrove. La frattura, sulla montagna, si allargava di un metro al giorno. Ma i 17 paesani di Schiucaz non hanno mollato, il sindaco di Alpago non ha mollato, la Regione non ha mollato. Ed è scattato un piano prima di allora impensabile: far crollare con la dinamite la testa della frana, la parte alta, dopo aver protetto le case con una teoria di containers. Il resto verrà asportato con mezzi meccanici. E se tutto va bene, il paese continuerà a vivere.


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Il Gazzettino