B&b del sesso. «Si sposa mia figlia, devo prostituirmi»

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BELLUNO - Quando i carabinieri, guidati dal comandante del nucleo informativo Marco Stabile, hanno messo piede nell'appartamento hanno scoperto l'esistenza di un vero e proprio calendario in cui si alternavano le donne che offrivano i loro servizi nell'alcova di Fiammoi. Era il pensionato a cambiarle spesso. Sempre lui a selezionarle: uno dei requisiti, per esempio, era che fossero italiane. Chiedeva di vedere le foto e in anticipo parlava con loro al telefono per verificare che fossero all'altezza dei suoi standard. Proprio per questa ragione a chiedergli di poter vendere il proprio corpo erano anche molte donne non professioniste. Così il giorno che i carabinieri hanno portato l'uomo in caserma per sentire la sua versione dei fatti hanno anche provveduto ad andare alla stazione ferroviaria ad accogliere la donna che era in arrivo: una genovese. Le indagini hanno permesso di ricostruire che la donna lo aveva praticamente implorato «Mi servono soldi, perché mia figlia si sposa» aveva raccontato per trovare un posto nell'ambita lista.

 
A prostituirsi dentro quell'appartamento erano anche donne provenienti dal sud Italia: una in particolare, avendo famiglia al nord, non si toglieva mai la maschera con i clienti. Per quelli più esigenti per un breve periodo c'è stata anche la possibilità di avere una coppia di ragazze a disposizione contemporaneamente. Ovviamente, in questo caso, i prezzi erano un po' più alti rispetto allo standard, compreso tra i 70 e i 100 euro per mezz'ora di intimità.
«Le donne - ha spiegato il Maggiore Stabile - si sentivano coccolate al punto di chiedere con insistenza la possibilità di esercitare la professione in quel locale. In cambio l'uomo riceveva da loro cinquanta euro al giorno. Non essendo stato possibile documentare una compartecipazione agli utili il reato contestato all'uomo è quello di favoreggiamento della prostituzione». 
A.Zamb. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino