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VENEZIA - Il piano del direttore generale Massimo Annicchiarico per la sanità territoriale incassa già il sostegno di Federfarma. La piattaforma allo studio della Regione prevede anche il coinvolgimento dei farmacisti nell'erogazione di «prestazioni di carattere genericamente sanitario, e non strettamente medico», ha specificato il dg nell'intervista al Gazzettino, precisando di dirlo «con tutta la delicatezza possibile» per evitare conflittualità. «Ho letto la proposta e ho apprezzato che sia stata lanciata in punta di piedi, perché capisco che qualcuno possa sentirsi scavalcato, ma condivido pienamente questa filosofia: le reti dei medici di medicina generale e delle farmacie sul territorio sono assolutamente complementari nella presa in carico dei pazienti», afferma Andrea Bellon, presidente veneto dell'associazione sindacale a cui aderiscono circa 1.200 delle 1.450 realtà del settore.
L'INCONTRO
Bellon ha già in agenda per maggio un incontro con Annicchiarico. «Ma siamo assolutamente disponibili anticipa a sederci anche a un tavolo congiunto con i rappresentanti dei medici di famiglia, consapevoli del fatto che nella programmazione nazionale e regionale gli ospedali servono ad affrontare le acuzie, mentre le cronicità devono essere gestite sul territorio.
LA TELEMEDICINA
Ora la Regione chiederà ai farmacisti di potenziare il proprio ruolo nella telemedicina. «Siamo perfettamente in linea con l'idea del dg Annicchiarico dice Bellon anche perché in Veneto centinaia di farmacie svolgono già il teleconsulto in forma privatistica con personale formato: elettrocardiogramma, Holter cardiaco e pressorio, spirometria, sempre in sinergia con gli specialisti a cui spetta la refertazione. Si tratta solo di dare più sostanza a questo servizio, estendendolo il più possibile. La rete delle farmacia esiste già, sarebbe insensato non sfruttarla per un potenziamento dei servizi. Nessuna concorrenza ai medici, c'è spazio per tutti: un lavoro di squadra nell'interesse del cittadino».
IL CARICO
In questo ripensamento del modello è prevedibile che i camici bianchi, una volta riprese le trattative sindacali con la Regione, vorranno porre sul tavolo di Palazzo Balbi il carico di carte da cui sono gravati. Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario nazionale vicario della Fimmg, dichiara all'Adnkronos Salute: «La metà della nostra giornata lavorativa è sprecata dietro la burocrazia. C'è una burocrazia utile e una inutile. La prima è quella della prenotazione delle visite urgenti per gli assistiti, la seconda è compilare decine e decine di ricette di esami e approfondimenti richiesti da altri, le richieste delle assicurazioni privare, i tanti certificati che spesso sono anche non dovuti». Per "liberare" i dottori di famiglia, due sono le strade da percorrere secondo Filippo Anelli, leader della Federazione degli Ordini dei medici: «Una è la semplificazione, con la riduzione di tutti gli orpelli burocratici. L'altra è un aiuto, con personale amministrativo dedicato».
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Il Gazzettino