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Le ricerche sono andate avanti per più di un’ora sotto gli sguardi incuriositi dei passanti, con i clienti del vicino supermercato a caccia di notizie che domandavano al cassiere cosa fosse capitato. Nessuno sapeva rispondere ma a viale Parioli, ieri mattina, poco dopo le dieci, sono arrivate tre volanti della polizia e due pattuglie dei carabinieri. In strada, con una maglietta rossa e dei pantaloni di una tuta grigia, c’era anche lei: la campionessa paralimpica di fioretto Bebe Vio. Probabilmente la giovane atleta la notte di giovedì non è riuscita a prendere sonno considerato quello che le era successo intorno alle due del mattino quando dall’auto qualcuno - o più di uno, questo non è dato saperlo - le ha portato via un borsone. Dentro c’erano i suoi effetti personali, compresi alcuni apparecchi elettronici ma, fortunatamente, nessun dispositivo medico che la campionessa, in quota Fiamme oro, utilizza.
«NON TROVO IL MIO BORSONE»
È stata lei stessa risalendo in auto, la notte di giovedì, ad accorgersi che il suo borsone era sparito e così ha dato subito l’allarme. Sul posto, a pochi metri da piazza Santiago del Cile, sono arrivati i carabinieri e la schermitrice (medaglia d’oro a Tokyo 2020) era sicura di poter ritrovare presto le sue cose poiché con il cellulare era riuscita a rintracciate le proprie “AirPods”, ovvero le cuffie auricolari senza fili, ma nulla. La prima “battuta” della notte non ha prodotto alcun risultato.
L’ISPEZIONE
Trascorrono i minuti ma nulla, gli agenti si moltiplicano ma del borsone non c’è traccia e neanche del mazzo di chiavi sul quale è legato l’air-tag. Si cerca pure dentro ai cassonetti ma la polizia non riesce a trovare nulla. Sicuramente quel dispositivo, che pure ha dato una geolocalizzazione, è lì e probabilmente potrebbe essere stato buttato dal ladro o dai ladri che non avevano idea a chi appartenesse il borsone ma che, quasi certamente, lo hanno portato vi lasciando in strada quello che non serviva. Le verifiche ieri mattina sono andate avanti fino a che un agente non ha potuto far altro che constatare: «Questi dispositivi possono essere precisi fino ad un certo punto, instabili comunque e soggetti ad un possibile errore». La campionessa sale a bordo di una Smart grigia guidata da un uomo, si dirige verso il commissariato Villa Glori. Anche gli agenti, dopo qualche minuto, risalgono a bordo delle volanti. I curiosi tornano al loro: un fornitore scarica gli alimenti per il supermercato, i pendolari in attesa del bus alla fermata girano la testa, chi porta lo sguardo sul giornale chi sullo smart-phone. Il traffico continua a “filare” liscio, come tutto il resto. Con il borsone della campionessa sparito nel nulla.
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