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ROVIGO - «Un pubblico numeroso è un bel successo, il vostro calore è di più: è un bellissimo segno di affetto». Giuseppe Battiston, ospite sabato sera al cinema teatro Duomo, ha ringraziato e fotografato i tanti presenti in sala, esaurito da giorni, dove era in programma la proiezione di Io vivo altrove!, il suo primo lavoro in qualità di regista nelle sale italiane dal 19 gennaio, e un dibattito con lui. Battiston, già apprezzato come attore per il grande e il piccolo schermo, e anche in teatro, ha deciso di mettersi alla prova curando la regia, oltre che la sceneggiatura e la drammaturgia, realizzate con Marco Pettenello, prendendo ispirazione dall'ultimo romanzo scritto da Flaubert, Bouvard e Pecuchet, rimasto incompiuto e pubblicato postumo nel 1881.
LA STORIA
«Dal testo - ha detto rispondendo alle domande di Sofia Teresa Bisi - abbiamo solo colto l'idea dei due protagonisti: si tratta di due sognatori un po' infelici, due Don Chisciotte che colgono al volo l'opportunità, cioè una casa ricevuta in eredità, di trasferirsi in campagna per provare a cambiare vita e a cercare la felicità che da tanto aspettano invano. Il paese dove si stabiliscono, Valvana, nella campagna friulana, non è però particolarmente ospitale, così devono far fronte a parecchie disavventure. Il nome del luogo è inventato: si tratta del delizioso Valle di Suffumbergo, che ha collaborato in modo encomiabile riservando alla produzione un'accoglienza calorosa.
DOPPIO RUOLO
Riguardo alla scelta di curare sceneggiatura, regia e produzione, oltre a sostenere una delle parti attoriali più importanti, Battiston ha spiegato che è stata una fatica incredibile. «Conosco bene il lavoro degli attori: trascorrono la maggior parte del tempo ad aspettare. Il regista, invece, è quello che è sempre in lotta con il tempo e le responsabilità, che deve rispondere di ogni inghippo e quindi per il mio prossimo lavoro come regista (che è già in cantiere) ho scelto una parte secondaria». Commentando il cast del film, Battiston ha detto che «si tratta di interpreti di alto livello, che hanno saputo dare al testo delle caratterizzazioni di profondità e umanità che io stesso non avrei pensato. Sono quasi tutti esperti anche degli autori, hanno colto con prontezza le sfumature dei personaggi». Alla richiesta da parte del pubblico di un seguito alla vicenda di Biasutti e Perbellini, l'ospite ha confessato che al momento non è in programma, ma è stato creato un cortometraggio che vorrebbe distribuire, specie in sale così calorose. Un plauso da parte di tutti agli organizzatori, che con passione e competenza stanno riportando cultura e divertimento nel centro di Rovigo, che si sta rianimando grazie alle tante iniziative al cinema teatro Duomo. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino