Scoppia la psicosi meningite: «La mia bimba è senza difese»

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TREVISO - «L'avevo detto la sera a mio marito: il vaccino...

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TREVISO - «L'avevo detto la sera a mio marito: il vaccino per la meningite a Camilla questa mattina non è stato fatto». Era marzo 2016 e la piccola Camilla, otto mesi, doveva fare il richiamo per il meningocco B. «Mi ha colpito la posizione dell'operatrice che doveva vaccinarla, quasi a nascondersi. E poi mi ha stupito che la bambina, sempre lamentosa, non versasse nemmeno una lacrima. Tanto che ho proprio detto all'assistente: ma come ha fatto a non farla piangere? Lei è davvero brava!. Ricordo anche la sua risposta: Si figuri, è la sua bambina a essere bravissima!». Poi però i sospetti aumentano. «Sono andata a casa, Camilla era tranquilla, troppo. Le volte precedenti aveva fatto febbre, ero perplessa. Ho alzato il cerottino con la garza e non ho visto nessun segno. Oggi è tutto chiaro. Questa mattina (ieri ndr) mi hanno chiamato dall'Usl per fissarmi l'appuntamento per rifare il richiamo per il meningocco a inizio maggio. Avevo ragione io: e pensare che sono andata a Londra con la bambina ritenendo che fosse al sicuro». Una, dieci, cinquecento storie. L'allarme è partito prima di tutto in chat. Le mamme degli asili hanno iniziato a confrontarsi via whatsapp e poi su gruppi social. «Me la ricordo perfettamente- scrive F.- erano in due, però per fortuna, l'iniezione l'ha fatta la sua collega. E infatti il mio è a posto». Affermazione che smonterebbe la tesi difensiva della Petrillo secondo cui forse le boccette erano alterate. Il numero dedicato dall'Usl ha ricevuto in meno di 24 ore 360 telefonate, 210 sono invece le mail arrivate all'azienda sanitaria. E prende corpo l'ipotesi di una class action. Anna Rita Contessotto, professionista trevigiana, ha una figlia di due anni e ne aspetta un secondo. Anche lei ha dovuto ritornare alla Madonnina, sua figlia risulta ad oggi scoperta per malattie come poliomelite, difterite, tetano, pertosse, epatite e meningococco B. Dopo l'ira, l'idea. Così ieri è stato lasciato anche un indirizzo mail, annaritacontessotto@hotmail.it, al quale scrivere per dare il proprio supporto. «Sono indignata. Non si scherza sulla salute dei nostri figli» ha commentato la donna. Da qui parte la battaglia legale. «Più siamo, meglio è» conclude.
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Il Gazzettino