BASSA PADOVANA - Non piove da settimane e le previsioni non sono buone addirittura per tutto aprile. Per portare avanti il comparto agroalimentare, strategico in questo...
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L'ANALISI
«Una volta la messa a dimora avveniva in occasione della festa di San Marco osserva il presidente di Cia Padova, Roberto Betto Oggi, invece, siamo chiamati a far fronte ai repentini cambiamenti riconducibili al meteo». «Non aiutano in questo senso le temperature particolarmente fredde che stiamo registrando in ampie zone della provincia, soprattutto nottetempo. I terreni sono secchi e la prolungata mancanza d'acqua li renderà molto difficili da dissodare». «Abbiamo anticipato i tempi continua alla luce di quanto successo a maggio dell'anno scorso, quando per giorni e giorni si susseguirono abbondanti precipitazioni, che hanno finito per compromettere, almeno in parte, gli stessi raccolti». Osservate speciali pure le coltivazioni frutticole (su tutte, ciliegi, albicocchi e, fra poco, i peschi) e le orticole, che stanno germogliando proprio adesso. «Se dovesse continuare questo freddo notturno, fuori stagione, consigliamo anche a chi ha l'orto dietro casa di coprire le piantine con degli appositi teli».
L'APPELLO
Il presidente di Cia Padova lancia quindi un appello rispetto al consumo di prodotti italiani: «Oggi più che mai è necessario che le famiglie comprino tipicità e primizie locali. Solo così riusciremo a garantire un equo reddito agli imprenditori agricoli, alle prese sia con l'emergenza coronavirus che, appunto, con la spada di Damocle rappresentata dai mutamenti climatici». «Alle Istituzioni abbiamo infine chiesto la predisposizione di un fondo di garanzia di reddito nell'ambito della prossima Pac, Politica agricola comune. In caso di criticità gli agricoltori sarebbero comunque garantiti in termini di entrate. Non possono, e non devono, lavorare in perdita. Un rischio che, come vediamo in queste settimane, è sempre dietro l'angolo». «Occorre restituire dignità agli agricoltori conclude il direttore della Confederazione, Maurizio Antonini - Percepiscono, in media, il 15% del prezzo finale del prodotto. Occorre invertire il trend e rimettere in piedi una filiera equa». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino