Che ci fa un veneziano a Dubai? «Ho realizzato la barca elettrica che non fa onda»

Pietro Tosi
In città Laguna Trasporti è una delle società più conosciute, ma non tutti forse sanno che il titolare, Pietro Tosi, è da poco rientrato da...

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In città Laguna Trasporti è una delle società più conosciute, ma non tutti forse sanno che il titolare, Pietro Tosi, è da poco rientrato da Dubai con il prestigioso premio Enviromental Award dell'Unione internazionale motonautica (Uim). Un riconoscimento per il suo pluridecennale impegno nella ricerca di soluzioni meno impattanti per la nautica da lavoro e da diporto. Il progetto premiato è il Cargo 31, concretizzato con il cantiere Studioplast. Si tratta di una barca da lavoro completamente elettrica e studiata in modo da creare poco moto ondoso, presentata al Salone nautico di Venezia. Ma il Cargo 31 non è un caso isolato, poiché Tosi arriva da decenni di sperimentazioni.


Una passione, quella per la propulsione elettrica e ibrida, che nacque in Tosi fin da bambino, come egli stesso racconta: «Da bambino, era la fine della quinta elementare, parlo di più di 65 anni fa, per regalo tanti miei compagni di classe volevano il motore a scoppio per far andare i loro modellini di barche. Io invece chiesi un motore fuoribordo elettrico, mi piaceva di più. Purtroppo, ancora non sapevo che quando finivano le batterie era anche finita la festa. Bisognava cambiarle e non è che all'epoca ci fossero tanti soldi».


Così, da bambino, entrò in contatto con il problema fondamentale della propulsione elettrica: le batterie.
«Già. Ma non mi arresi. A ogni motore di recupero che trovavo, anche delle lavatrici, cercavo di attaccare un'asse e un'elica».


Poi fece il capitano e si imbarcò sulle navi, e nel 1980 fondò la Laguna Trasporti.
«Per 32 anni ho contribuito agli allestimenti della Biennale d'Arte e Architettura, Mostra del Cinema, Palazzo Grassi, Museo Fortuny e San Rocco facendo anche trasporto di opere d'arte. Ma dal 1980 cominciai di nuovo a sperimentare, per far andare d'accordo propulsione a benzina o gasolio ed elettrico».


All'epoca, però, non c'erano le tecnologie disponibili.
«Infatti, ho dovuto aspettare fino al 2005 per dare alla luce Imes, una barca innovativa perché interamente elettrica e dotata di 20 metri quadri di pannelli fotovoltaici. Con quella barca ho circumnavigato l'Italia intera, patrocinato da Comune e Assonautica, ed ero stato accolto benissimo in ogni porto. Il viaggio durò tre mesi e finì al Salone di Genova, dove fui premiato. Il problema erano le batterie, ancora a piombo, distribuite su tre pacchi che fungevano anche da zavorra. I pannelli fotovoltaici fornivano circa 2 chilowatt».


Poi è andato avanti.
«Ho realizzato diversi prototipi, tra cui un taxi elettrico nel 2012 su incarico della Provincia e altri battelli per conto di alberghi e aziende. Ho sviluppato anche soluzioni per l'ibrido quando di questo non si parlava ancora».


E due anni fa ha sviluppato il Cargo 31 .
«L'avevo presentata al Comune come evoluzione del mototopo. Questa barca è stata scelta dalla Uim e sono andato a ritirare il premio a Dubai. Mi hanno fatto una festa enorme che mi ha ripagato di tutti i sacrifici che ho fatto per andare avanti».


Come vede questa tecnologia applicata a Venezia?


«Mi spiace dirlo, ma siamo distanti, perché non si riesce a fare i collaudi con il Rina (Registro italiano navale, ndr). Con Assonautica si è provato a far cambiare il regolamento che considera attualmente sulle barche da lavoro il motore elettrico solo come ausiliario e non come motore principale. Finché non cambia non si può fare. Peccato, perché ho in cantiere un'altra barca rivoluzionaria, concepita per il trasporto delle opere d'arte, climatizzata e ibrida, ma è ferma per mancanza del collaudo. Ti tocca fare la guerra a chi ti dovrebbe aiutare. Purtroppo è così». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino