Storia di Barbara, dal Polesine alla Finlandia per "spazzar via" le scorie radioattive

Barbara Pastina
ROVIGO - Orgogliosa di essere polesana e di contribuire a dare lustro alla sua terra con un impegno fatto di sacrificio e responsabilità. La rodigina Barbara...

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ROVIGO - Orgogliosa di essere polesana e di contribuire a dare lustro alla sua terra con un impegno fatto di sacrificio e responsabilità. La rodigina Barbara Pàstina, finlandese di madre e di adozione, sta avviando un progetto unico al mondo per lo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Torna però spesso nella sua città per stare con i suoi cari, anche se subito dopo l’università ha lasciato l’Italia per completare la sua formazione e per lavorare.


Come ha deciso di intraprendere una carriera nel nucleare?
«Sono stata molto scossa dalla tragedia di Chernobyl nel 1986. In quei giorni ero in gita con la scuola in Polonia. Ho vissuto da vicino i controlli, il rischio di contaminazione, la paura. Ho pensato che nulla di simile avrebbe mai più dovuto accadere e ho fatto del mio meglio per aiutare la tecnologia in questo progetto».  
Come è arrivata in Finlandia?
«Dopo avere trascorso otto anni in Francia, dove le ricerche sul nucleare sono all’avanguardia, mi sono specializzata in chimica delle radiazioni. Poi mi sono trasferita negli Stati Uniti per studiare i problemi legati alla gestione dei rifiuti radioattivi. All’offerta di un ulteriore cambio, sia mio marito che i nostri due figli hanno accettato di trasferirsi con me in Finlandia che per me è un Paese davvero importante perché vi è nata mia madre e quindi mi dà la sensazione di ritrovare le mie origini».
Su cosa sta lavorando?
«Da cinque anni il mio progetto consiste nel produrre un dossier di sicurezza a lungo termine del deposito geologico per il combustibile irraggiato. Il mio gruppo di lavoro cura la definizione dell’evoluzione e dei processi che agiscono sul combustibile irraggiato e sul fusto metallico che lo contiene, tenendo conto dei possibili cambiamenti di condizioni climatiche e del sito nel corso di un milione di anni. Per esempio, in Finlandia si prevedono circa 8 glaciazioni durante questo arco di tempo. Nel 2015 la mia azienda “Posiva Oy” ha ottenuto dal governo finlandese la licenza per costruire il deposito per il combustibile irraggiato nel sito di Olkiluoto, a sud-ovest del Paese. Una scelta davvero avveduta e responsabile, dal momento che ci sono delle centrali nucleari e che la nazione ha scelto di provvedere autonomamente alla collocazione in sicurezza dei rifiuti radioattivi. In tre anni e mezzo di lavoro, studio e ricerca, abbiamo verificato la fattibilità e sostenibilità del progetto, analizzando spese, tempi e ovviamente la sicurezza per la popolazione e l’ambiente. Lo scorso giugno abbiamo iniziato a costruire il primo deposito al mondo di scorie radioattive di alta attività provenienti da centrali nucleari finlandesi: il 23 settembre è stata posata la prima pietra dell’impianto di incapsulamento, un momento davvero storico».
Perché non è rimasta in Italia?
«Qui sto bene, sono fiera del mio percorso formativo e ho ancora tanti legami. Tuttavia il nucleare è ancora piuttosto demonizzato: si pensa che le energie rinnovabili siano ottimali ma non ci si rende conto che allo stato attuale non sono sufficienti per l’industria pesante. Manca inoltre una vera cultura del risparmio energetico e non tutti sono favorevoli al nucleare, perché le emissioni sono pulite ma le scorie destano tanto spavento. In realtà ci si dovrebbe spaventare per le conseguenze delle emissioni dei combustibili fossili, ma sembrano accettati molto meglio».
Quali sono i più recenti riconoscimenti che ha ricevuto?

«Nel 2018 ho ricevuto dal Governo finlandese una medaglia al valore del lavoro. Per me è stata una soddisfazione enorme, perché mi fa capire quanto i miei sforzi siano apprezzati, e mi fa avvertire anche un forte senso di appartenenza al gruppo dei polesani, sia a quelli che lavorano nella loro zona d’origine, sia a quelli che sono sparsi in giro per il mondo. Mi piacerebbe conoscere alcune di queste persone nate vicino a me e che svolgono ruoli di qualche rilievo in giro per il mondo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino