I bar tornano aperti, colazioni take away e posti disegnati a terra per i clienti

Clienti in fila davanti a una pizzeria al taglio a Rovigo
ROVIGO Non solo gelaterie e ristoranti, anche i bar della città si organizzano per vendere, previa prenotazione, brioche e caffè. A dare il via libera al take away...

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ROVIGO Non solo gelaterie e ristoranti, anche i bar della città si organizzano per vendere, previa prenotazione, brioche e caffè. A dare il via libera al take away l’ordinanza regionale dello scorso 24 aprile che di fatto anticipa di qualche giorno la fase 2 del Governo. Bar, gelaterie, ristoranti e pasticcerie ora possono aprire non solo con consegna a domicilio, ma anche con i clienti che vanno sul posto e ritirano la merce scelta, preferibilmente su appuntamento. Il tutto solo nel Comune di residenza.


SERRANDA ALZATA
Ieri mattina, in centro, ad alzare la saracinesca è stato lo storico bar pasticceria La Favorita, dopo aver disegnato a terra i posti dove stare per rispettare le distanze tra le persone. «Siamo aperti - spiegava ieri il proprietario Michele Pasutto mentre confeziona brioche e cappuccini caldi - ci stanno chiamando davvero tanti clienti, in particolare chi si trova al lavoro nei vari uffici del centro, per prenotare la colazione e ritirarla all’esterno della pasticceria. Non pensavamo di avere tanto successo, abbiamo aperto per fare un tentativo, invece i nostri clienti ci hanno subito contattati. La prenotazione, anche di un solo caffè, è obbligatoria le forze dell’Ordine possono richiederne al cliente la prova, ossia la chiamata al locale o il messaggino».
Una volta confermato l’ordine, basta presentarsi davanti al bar con guanti e mascherina per ritirarlo ed effettuare il pagamento. Lo stesso sistema vale per torte e pasticcini. «Ho nove dipendenti in cassa integrazione - ha ripreso Pasutto - è senz’altro un momento difficile. È al lavoro solo la nostra famiglia, in attesa della riapertura prevista per il primo giugno. Non è la solita vendita caratterizzata da storie raccontate e battute con risate prolungate, ma una vendita dietro mascherine, guanti e metri obbligati, in attesa che dopo la tempesta arrivi finalmente il sole».
Lunedì scorso, a offrire le colazioni per asporto, anche il Paradise Caffè, in Commenda. «Potete prenotare il giorno prima il vostro cornetto - scrivono nella pagina Facebook - ci sentiamo come il primo giorno di scuola. Ma bisogna andare avanti».
PARZIALE SERVIZIO
Pronta a riaprire i battenti anche Emanuela Marcello, proprietaria del bar Fuori dal Comune. Qui, da lunedì prossimo, i clienti potranno ordinare non solo caffè e brioche da asporto, ma anche il pranzo. «Si riparte - sottolinea la barista - con la formula take away. Ho acquistato tazzine e contenitori per offrire questo servizio. In questi giorni ho sanificato il mio locale e mi sono procurata tutti i dispositivi necessari. Il mio bar sarà aperto solo mezza giornata per il momento».
Non è stata una decisione facile per l’esercente decidere di riavviare l’attività con la nuova formula. «Ci adeguiamo alla situazione per non rimanere fermi - continua Emanuela - i bar della città si trovano in serie difficoltà, a pesare come un macigno in particolare gli affitti dei locali. Ho ricevuto anch’io i 600 euro, ma non sono sufficienti per pagare nemmeno mezza mensilità di un canone d’affitto. Serve liquidità per evitare la chiusura di tante piccole imprese della città vittime di questa tremenda crisi. Non chiedo di riaprire tutto e subito, la salute deve essere messa al primo posto. Io voglio aprire in sicurezza anche nel rispetto di chi ha avuto purtroppo in famiglia vittime e malati da questo virus. Però è essenziale pensare di offrire un sostegno a commercianti ed esercenti che anche dopo la riapertura saranno comunque a rischio chiusura per un forte calo della clientela».
LETTERA A ZAIA

Stefano e Cristian Bonvento, proprietari dell’osteria ai Bonfi di via Badaloni e della pizzeria al taglio che si trova su corso del Popolo, spiegano che con il servizio a domicilio gli incassi si sono comunque ridotti a un decimo rispetto a prima. «Abbiamo inviato una lettera al presidente Luca Zaia - fanno sapere i due ristoratori - i nostri dipendenti sono ancora in attesa della cassa integrazione e non sappiamo come pagare le utenze senza incassi. La consegna a domicilio e l’asporto non sono sufficienti per coprire i costi delle nostre attività. Siamo davvero ormai al collasso». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino