Anziana, escort e sala slot: presa la banda, sono 3 ragazzi bellunesi

Anziana, escort e sala slot: presa la banda, sono 3 ragazzi bellunesi
BELLUNO - Una gang pericolosa, senza scrupoli, dall'alto spessore criminale, nonostante l'incensuratezza e la giovane età. È da brividi il profilo che emerge...

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BELLUNO - Una gang pericolosa, senza scrupoli, dall'alto spessore criminale, nonostante l'incensuratezza e la giovane età. È da brividi il profilo che emerge dagli atti dei tre giovani finiti in cella con l'accusa di tre rapine: quella messa a segno a Cirvoi il 22 luglio, il colpo ai danni di una escort avvenuto nella notte tra il 23 e 24 luglio che era in un residence al Pasquer e l'irruzione alla sala slot Paloma di Santa Giustina avvenuta la notte tra il 15 e 16 agosto. Tutte rapine messe a segno con la minaccia di pistole, forse non vere ma tipo softair, come quella spuntata nelle perquisizione alle abitazioni dei tre. In cella per le accuse di rapina pluriaggravata in concorso, ricettazione e lesioni sono finiti: Daniel Nigro, 30enne di Marcador di Mel, Mattia Lotto, 19 anni di Santa Giustina e un minorenne all'epoca dei fatti, sempre bellunese. Le manette sono scattate tra sabato e ieri. Il 2 settembre personale della squadra Mobile, al termine dell'operazione congiunta con i carabinieri, ha arrestato Nigro e Lotto, entrambi in carcere a Baldenich. Il 4 settembre sono scattate le manette per il più giovane, che nel frattempo è diventato maggiorenne: è recluso nell'istituto penale per i minorenni di Treviso.


L'ipotesi è che la banda non si sarebbe fermata: secondo gli investigatori stava per reinvestire i proventi delle rapine in armi vere (sono stati sequestrati 9700 euro forse parte del bottino della Paloma). Lo proverebbero i viaggi in Puglia del capo banda, che era appena tornato da quella regione dove aveva trascorso alcuni giorni. Insomma stavano per alzare il livello. Il gip che ha emesso le ordinanze di custodia cautelare parla di «pericolosità sociale» e di «concrete possibilità di reiterazione del reato». Un rischio evitato grazie alle due indagini di polizia di Stato e carabinieri che sono state unite. «Un gioco di squadra», ha detto ieri il questore Michele Morelli nella conferenza stampa in cui è stata illustrata l'operazione, che si è tenuta in questura. «Un risultato che è stato raggiunto lavorando insieme», ha sottolineato anche il comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Giorgio Sulpizi. Ha illustrato le indagini invece il capo della squadra Mobile, Maurizio Miscioscia che ha spiegato come tutto è partito, dopo la rapina di Cirvoi ai danni di Alba Buso. «Con l'analisi di circa 40mila targhe di veicoli transitati il giorno della rapina e quelli antecedenti - ha spiegato - è stata individuata un'autovettura con targa tedesca d'interesse investigativo». Era l'Audi A7 del Nigro, che lavora in una gelateria in Germania: sarebbe lui secondo gli investigatori il basista, il capo, l'organizzatore dei colpi. Gli esecutori erano i più giovani, che come ha spiegato la polizia «sin da subito hanno dimostrato di adottare molti accorgimenti volti a scongiurare un qualsiasi collegamento con il Nigro». Accorgimenti, come quello di messaggi in codice, in cui parlavano con il capo per fissare gli incontri. Ma è stato tutto inutile: grazie al lavoro di polizia e carabinieri della Compagnia di Feltre sono stati smascherati.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino