Furti nelle case, presa la banda delle mamme: una è sempre incinta

Una pattuglia dei carabinieri durante i controlli
CAORLE - Sorpresa ancora a rubare, nonostante una condanna definitiva a tredici anni di reclusione, per un serie di furti, non va in carcere perché mamma di un neonato. Per...

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CAORLE - Sorpresa ancora a rubare, nonostante una condanna definitiva a tredici anni di reclusione, per un serie di furti, non va in carcere perché mamma di un neonato. Per lei i domiciliari e il braccialetto elettronico in maniera da poter allattare il bimbo di appena tre mesi: la legge vieta la carcerazione fino al compimento di un anno di età del piccolo. La trentenne di figli ne ha sei.


A fermarla sono stati i carabinieri di Caorle: era assieme a due complici connazionali, una coetanea in stato di gravidanza, arrestata, e un ragazzo di appena 15 anni, posto in comunità. Insieme formavano una vera e propria banda specializzata nelle razzie a domicilio mordi e fuggi. Arrivavano in mattinata da Cavarzere, dove risultano essere domiciliati, colpivano in diversi condomini e poi rientravano alla base. Per poi ripartire all’indomani destinazione mare.
Il loro arnese scasso era una sottile carta cosiddetta “apriporta, che si infila fra battente e serratura e che funziona, vale la pena ricordarlo, solo e solo se non si è chiuso l’ingresso con le mandate. 
La loro strategia era infatti quella di andare a tentativi all’interno del palazzo preso di mira e purtroppo almeno otto colpi sono riusciti. Potevano essere ben di più, se i militari dell’Arma non si fossero appostati in attesa del loro ritorno dato per quasi certo, visto il modus operandi.


LA TRAPPOLA
E hanno avuto ragione. Quella che si aspettava al varco. al terzo giorno di raid consecutivi, era una Polo scura con targa francese, individuata grazie alle immagini riprese di una telecamera di sorveglianza installata nei pressi di una delle palazzine finite nel mirino dei trio.
A fugare qualsiasi dubbio residuo, il ritrovamento nell’abitacolo dell’utilitaria del bottino trafugato poco prima da una case situata nelle vicinanze e restituito al legittimo proprietario. Recuperato anche gran parte degli oggetti rubati in precedenza per un valore complessivo di oltre 15mila euro: denaro contante, gioielli, vestiti, trucchi, profumi e pure generi alimentari. 


In attesa della convalida, le due donne sono state trattenute in cella di sicurezza: al temine dell’udienza, il giudice come detto ha disposto i domiciliari con applicazione del braccialetto elettronico per la mamma recidiva, mentre per l’altra ha disposto il divieto di dimora e transito in Veneto e nel Friuli Venezia Giulia. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino