Un fiume in piena di cause in sede civile e denunce in sede penale sta per arrivare addosso alla PricewhaterhouseCoopers, il colosso americano (una tra le quattro maggiori agenzie...
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Tonnellate di raccomandate e carte bollate su cui metteranno la loro firma in più di 5 mila, in gran parte azionisti di Veneto Banca. Un esercito che ha messo nel mirino chi si è occupato della revisione contabile delle due banche venete accusandoli di aver certificato per anni bilanci che le verifiche di Consob e Banca d'Italia hanno invece rivelato essere stati alterati in maniera tale da nascondere il vero stato dei conti.
Per quanto riguarda Veneto Banca, i reati contestati nelle denunce penali sarebbero quelli di concorso in aggiotaggio, mancata vigilanza e in alcuni casi persino di concorso in truffa, così da potersi agganciare all'indagine di cui si occuperà il sostituto procuratore di Treviso Massimo De Bortoli e che si fonda sui faldoni contenenti quelle tremila denunce per truffa e estorsione che nel 2015 erano state trasmesse alla Procura di Roma per essere incluse nel filone principale dell'inchiesta sulla ex popolare di Montebelluna e che i magistrati della capitale, dopo due anni, hanno invece rispedito in Veneto.
Ma dentro ai tremila fascicoli su cui da qualche settimana lavora la Guardia di Finanza di Treviso il nome della Pwc apparirebbe già insieme a quelli di direttori di filiale, private bankers e addetti alla concessione di prestiti, fidi e mutui. In almeno 1.500 denunce gli azionisti truffati dichiarano infatti che proprio i documenti di certificazione dei bilanci di Veneto Banca firmati dalla società americana venivano mostrati dagli impiegati che piazzavano le azioni per convincere i clienti della solidità dell'istituto di credito montebellunese.
E adesso quelli che hanno perso tutto nel grande falò dei titoli azionari di Veneto Banca vogliono sapere se la Pwc era connivente con i vertici della banca e avrebbe quindi contribuito alle aggiustatine dei conti oppure se si è trattato di negligenza per non aver ottemperato agli obblighi imposti dalla normativa introdotta nel 2010 che impone alle società di revisione dei conti di fare quei controlli a campione sulla contabilità che forse avrebbero potuto scoperchiare la verità sullo stato patrimoniale oramai compromesso.
Nel frattempo una nutrita pattuglia di azionisti di Veneto Banca, tutti seguiti dall'avvocato di Treviso Sergio Calvetti e che rappresentano una fetta di circa 800 milioni su quel miliardo e trentecento milioni di euro bruciati nel collasso dei titoli si costituiranno parte civile nella oramai imminente udienza che si terrà a Roma il prossimo febbraio a seguito della richiesta di rinvio a giudizio di Consoli e degli altri vertici di Veneto Banca indagati.
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Il Gazzettino