Crac delle banche venete, i legali dei risparmiatori: «Consap rispetti i patti e risarcisca le vittime»

Il processo di Veneto banca con Vincenzo Consoli
TREVISO-VICENZA - Una cinquantina di avvocati che assistono i risparmiatori travolti dal crac delle banche venete hanno lanciato un appello ai parlamentari italiani...

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TREVISO-VICENZA - Una cinquantina di avvocati che assistono i risparmiatori travolti dal crac delle banche venete hanno lanciato un appello ai parlamentari italiani affinché intervengano in sede legislativa o presso Consap allo scopo di «far rispettare i patti del 2020 relative alla presentazione delle domande» di risarcimento che Consap, a loro dire, sta disattendendo, rigettando senza appello le domande di chi aveva chiesto di accedere al Fir (Fondo indennizzo risparmiatori) in regime forfettario senza averne poi i requisiti. Da fine 2021, infatti, Consap ha comunicato una serie di «rigetti» per coloro che hanno superato i due requisiti per accedere al fondo con regime forfettario e cioè un reddito inferiore ai 35 mila euro o un patrimonio mobiliare inferiore a 100 mila euro.

Queste persone, infatti, all'atto della domanda, avevano dichiarato di possedere almeno uno di questi requisiti, risultato insussistente dopo le verifiche di Agenzia Entrate. «L'intervento richiesto consentirà ai risparmiatori che hanno sbagliato nella dichiarazione di poter accedere al regime ordinario, previsto per coloro che superavano entrambi i requisiti», affermano i legali che ricordano come Consap - nel periodo in cui era possibile caricare le domande - aveva comunicato che, in caso di erronea indicazione dei presupposti sul reddito, la pratica sarebbe passata dal regime forfettario a quello ordinario, nonché sarebbe stata valutata la scusabilità dell'errore. «Troviamo ingiusto che i risparmiatori subiscano questo trattamento che disattende le promesse. Anche perché, fanno notare, si tratta a volte di sforamenti minimi, commessi per lo più anziani poco avvezzi con questo tipo di pratiche. Queste persone vanno aiutate, non punite».

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Il Gazzettino