Banche, c'è il decreto salvataggio: oggi il Consiglio dei ministri vara le misure a difesa dei consumatori

Banche, c'è il decreto salvataggio: oggi il Consiglio dei ministri vara le misure a difesa dei consumatori
Si è riaperto in serata un ampio spiraglio di sereno nel salvataggio delle banche venete da parte di Intesa Sanpaolo dopo che, nel primo pomeriggio, la situazione era stata...

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Si è riaperto in serata un ampio spiraglio di sereno nel salvataggio delle banche venete da parte di Intesa Sanpaolo dopo che, nel primo pomeriggio, la situazione era stata a un passo dalla rottura. Dall’Europa era arrivata una frenata politica al piano che da parte della struttura tecnica della Dg Comp Ue aveva invece ricevuto segnali di incoraggiamento: questo conferma ancora una volta la divisione all’interno dell’Antitrust Ue con il vertice attestato su una posizione pregiudizialmente negativa verso l’Italia. Una mail di Margrethe Vestager inviata alla Banca d’Italia, trasmessa attorno alle 14, aveva rimesso in discussione la complessa manovra di risoluzione oggetto di negoziato tra il ministero e il team della banca milanese guidato da Paolo Grandi. Nella missiva, la Commissaria Ue per la Concorrenza manifestava riserve sull’offerta simbolica di 1 euro da parte di Intesa per gli asset sani (filiali, dipendenti, depositi e impieghi) con la messa in liquidazione delle passività dei due istituti a carico dello Stato.


Per Vestager, l’accordo Intesa-governo avrebbe dovuto arrivare entro 48 ore, altrimenti sarebbe stato bail-in, cioè fallimento con gravi effetti sull’intero sistema finanziario nazionale. Le riserve della Commissaria hanno subito messo in allerta i sindacati per il timore che l’Europa ci imponesse i licenziamenti, la sola via che eviterebbero di coinvolgere le casse dello Stato. Il leader della Fabi, Lando Sileoni, ha così lanciato l’allarme: «In Europa c’è chi vuole i licenziamenti e il fallimento di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Rischia di saltare tutto. Ci appelliamo a Gentiloni e Padoan affinché difendano col coltello tra i denti il settore bancario italiano, i lavoratori bancari delle due banche venete, i risparmiatori e le imprese». Dopo di lui l’appello di Annamaria Furlan e Giulio Romani della Cisl («il governo non ceda alla Ue) e di Agostino Megale (Fisac): «Serve fermezza». Sicché, dopo un faccia a faccia nel tardo pomeriggio tra Paolo Gentiloni e Pier Carlo Padoan, il governo si è detto pronto a riunirsi quest’oggi per varare il decreto ad hoc: liquidazione coatta amministrativa di Popolare Vicenza e Veneto Banca recependo la richiesta di Bankitalia che dovrebbe nominare i commissari: due terne diverse, solo Fabrizio Viola in comune. Peraltro, come nelle previsioni nella serata di ieri sono arrivate la dichiarazione Bce che i due istituti «sono in stato di dissesto» e la decisione del Single Resolution Board di non far scattare la «risoluzione». In breve, per il salvataggio si applicheranno le norme italiane.

PASSAGGIO DI CONSEGNE

Intanto ieri mattina si sono riuniti forse per l’ultima volta i due cda delle banche venete ai quali è stata illustrata la situazione mentre i due presidenti Gianni Mion e Massimo Lanza, gli ad e i segretari del cda, sono stati allertati per domani pomeriggio per gestire il passaggio di consegne ai commissari. Da lunedì 26 le filiali dei due istituti dovrebbero riaprire grazie a Intesa che assicurerà la continuità del servizio. Nelle vecchie banche rimarranno invece 12 miliardi circa di sofferenze, incagli, crediti ad alto rischio e contenziosi vari: per gestirne la liquidazione il Tesoro dovrebbe sborsare circa 4 miliardi. Poi servirebbero altri 2 miliardi per l’esodo volontario di 3.500 dipendenti di Vicenza, Veneto Banca e della stessa Intesa. Infine 3 miliardi per gestire la vendita delle sofferenze, coprire i costi di integrazione e tutte le pendenze pregresse. Questi soldi, il decreto in arrivo dovrebbe ricavarli dai 20 miliardi del salva-banche varato alla fine del 2016. Dopo essere stato avvertito dal governatore Visco delle riserve Ue, a metà pomeriggio il ceo di Intesa, Carlo Messina, avrebbe avuto un colloquio telefonico con Gentiloni nel quale il banchiere avrebbe ribadito la sua posizione: «Interverremo solo senza impatto sul nostro Cet 1 e sulla politica dei dividendi». Ciò significa nessun impegno finanziario oggi, poiché il prezzo sta nel rischio futuro. Il governo ha tentato una mediazione per tenere conto delle riserve Ue sugli aiuti di Stato, ma la posizione della banca non è cambiata. In più Intesa subordina l’efficacia dell’operazione a «una cornice legislativa approvata e definitiva», senza cioè rischi di modifiche nelle votazioni in Parlamento. Oggi si attendono i fatti.
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Il Gazzettino