Venezia. Banche, la grande fuga: 156 filiali in meno in 7 anni. Cisl: «Non abbandonate i territori»

Tra il 2015 e il 2022 persi 725 dipendenti

Banche in calo nella provincia veneziana
VENEZIA - La provincia di Venezia è di fronte a un’emorragia di servizi bancari. Secondo uno studio prodotto dalla Cisl veneziana grazie ai dati analizzati...

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VENEZIA - La provincia di Venezia è di fronte a un’emorragia di servizi bancari. Secondo uno studio prodotto dalla Cisl veneziana grazie ai dati analizzati dall’Osservatorio sulla desertificazione bancaria, che riporta gli studi e le analisi del Comitato scientifico della Fondazione Fiba (Federazione italiana bancari assicurativi), il tracollo è consistente.

Chiudono le filiali delle banche

Il caso di Venezia (provincia) parla di una perdita di 156 sportelli bancari e 725 dipendenti nel periodo tra il 2015 e il 2022, circa cento persone e 20 chiusure nel settore per anno. I 480 sportelli che si censivano nel 2015, a metà ottobre 2023 sono diventati 319, mentre per quel che riguarda il personale, da 3794 si è arrivati a 3069 dipendenti a fine 2022. La provincia di Venezia sta diventando sempre di più come un piccolo paese montano, dove le banche hanno da tempo tirato indietro i remi in barca, favorendo la sola presenza, quasi capillare, delle poste. Si tratta di numeri elevati, che trovano un briciolo di conforto nel panorama nazionale, che soffre lo stesso problema. Basti pensare che le analisi dalla fondazione Fiba hanno registrato 635 chiusure nel solo primo trimestre del 2023, facendo impennare del tre per cento l’aumento dei comuni che non hanno più una banca. Quello che preoccupa è che però alcuni paesi del Veneziano sono addirittura senza un punto di riferimento finanziario in assoluto. È il caso di aree come Cinto Caomaggiore, Fiesso d’Artico, Fossalta di Piave, Gruaro, Teglio Veneto e Torre di Mosto dove ce n’è uno solo nell’intero comune.

Le previsioni

Il segretario della First-Cisl Venezia Matteo Cavallin sottolinea che questo andamento non è proprio per un paese moderno e competitivo. Questo perché l’home banking è diventato uno strumento imprescindibile, ma altresì non si può sbarrare la strada ai giovani che vogliano intraprendere un percorso di apprendimento e professionalizzazione. Oltre a questo, l’assenza di sedi bancarie rischia di minacciare l’economia: «Serve la presenza ed il sostegno al territorio da parte delle banche, altrimenti si rischia di perdere un servizio fondamentale e sociale per le comunità». Cavallin non ci sta e rilancia chiedendo che i colossi della finanza invertano la rotta e decidano di affondare maggiormente le radici nei territori, soprattutto quelli produttivi come il veneziano: «Anche per le banche, che hanno un ruolo molto importante sotto l’aspetto sociale, il futuro sarà legato alla sostenibilità. Non dimentichiamoci come l’articolo 47 della Costituzione garantisca l’incoraggiamento e la tutela del risparmio in tutte le sue forme. Mi auguro ci sia un sostegno massiccio verso i territori, non siano abbandonati, non lasciando indietro i più deboli, chi è meno informatizzato: penso ad esempio alle persone anziane». 


Per tale motivo, il sindacalista prosegue evidenziando le attività che ha proposto la sigla: «In questo contesto ritengo sia importante l’iniziativa della Cisl che ha promosso una raccolta firme a sostegno della Proposta di legge di iniziativa popolare sulla Partecipazione dei lavoratori alla vita aziendale, proposta che è stata inserita anche nella piattaforma del rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore bancario. Riteniamo maturi i tempi perché anche i lavoratori possano dire la loro nella gestione».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino