Vigo di Cadore. Bancario come Robin Hood, aiutava i clienti bisognosi prelevando da quelli più ricchi. Il «sostegno» anche agli imprenditori in difficoltà

Bancario Robin Hood (foto Pexels)
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VIGO DI CADORE (BELLUNO) - Anche due imprenditori di Vigo di Cadore erano stati aiutati dall’ex direttore di banca passato alle cronache come un Robin Hood: aiutava i clienti bisognosi - o quelli a cui la banca non concedeva i fidi - prelevando dai conti correnti dei più ricchi. 


LA CAUSA
Il processo - partito con un’ipotesi di riciclaggio, reato poi riqualificato in concorso in furto aggravato - si era concluso con la condanna dei fratelli Alfredo (48 anni) e Piermarino Pilotto (52) rispettivamente a 3 anni e 6 mesi e 4 anni di reclusione. Una condanna confermata lo scorso anno dalla Corte d’appello di Trieste e ora anche dalla Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso. La sentenza è dunque definitiva.


I PRECEDENTI
Le contestazioni risalgono al periodo che va dal 2009 al 2016. I due imprenditori si erano rivolti alla filiale di Forni di Sopra (Udine) della Banca di Carnia e credito cooperativo Gemonese perché avevano bisogno di liquidità. L’istituto di credito aveva infatti negato finanziamenti alle loro società. Ed è a quel punto che era entrato in scena l’allora responsabile della filiale, Gilberto Baschiera (ha patteggiato due anni nel 2018). Ha aiutato una ventina di correntisti movimentando circa un milione di euro, di cui 371mila erano confluiti nei conti correnti riconducibili ad Alfredo Pilotto e alle società del suo gruppo (Famo, New Famo, Arvaglo Turbinenbau, Pilotto plastica, Pilotto Energie, Sfiac, Cridola), di cui risultava rappresentante il fratello Piermarino, beneficiario di transazioni per 426.435 euro. Baschiera non aveva avuto nulla in cambio, li aveva soltanto aiutati. E i due imprenditori restituivano le somme a mano a mano che avevano liquidità. Ma il meccanismo era irregolare. E poco importa se i fratelli Pilotto si sono sempre difesi dicendo che erano in buonafede e che c’era assoluta trasparenza nel rapporto con il funzionario di banca, che peraltro incontravano sul luogo di lavoro.


IL RICORSO


Anche nel ricorso in Cassazione la difesa, rappresentata dall’avvocato Simone Gasparroni, ha insistito sul fatto che il sistema di concessione dei finanziamenti era un «meccanismo ideato e gestito soltanto» dall’allora direttore. Gli ermellini hanno ritenuto che il ricorso ricalcasse l’appello di secondo grado, incentrato sulla mancata consapevolezza della irregolarità delle operazioni fatte dall’ex direttore. Ma secondo i giudici, i fratelli Pilotto essendo imprenditori erano «attrezzati culturalmente e a conoscenza delle rigide regole relative all’erogazione di finanziamenti bancari». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino