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PADOVA - Bcc Veneta pronta al decollo. Il 2 dicembre le assemblee straordinarie degli oltre 29mila soci per la fusione tra Bcc Verona e Vicenza e Bcc Patavina. L'operazione, già approvata in settembre dalla Bce, crea la prima Bcc del Veneto e del Nordest, terza banca di credito cooperativo italiana per sportelli (92), la quarta per attivo (6,49 miliardi), i dipendenti saranno più di 720 mentre il bilancio 2023 si dovrebbe chiudere con un utile netto di 60 milioni. «Vogliamo creare una grande banca cooperativa al servizio del territorio. La sede della direzione generale "light" e della presidenza sarà a Padova - avverte Flavio Piva, leader della Verona e Vicenza e probabile futuro presidente di Bcc Veneta, banca che per il primo triennio avrà un cda "large" di 15 membri (4 per la componente padovana), poi si scenderà a 13 - sarà la testa pensante da 20-30 addetti di una Bcc con presidi forti nei poli dove le due banche sono cresciute. Rimaniamo saldamente una banca cooperativa del gruppo Iccrea, sarebbe un gravissimo errore voler diventare una banca popolare, la nostra fine». La scelta di Padova è anche un omaggio alla storia: nel 1883 in provincia, a Loreggia, venne fondata la prima Cassa Rurale italiana. Ora si vuole realizzare un nuovo modello di aggregazione che potrebbe fare scuola nel mondo Bcc.
Modello e storia
«In un Veneto rimasto orfano di Veneto Banca e Popolare Vicenza c'è spazio per crescere - spiega Leonardo Toson, presidente della Patavina -. Con questa fusione, che non crea esuberi, ci candidiamo a diventare un istituto importante rimanendo banca dei campanili, al servizio anche delle medie imprese che vogliono crescere, aperta ai giovani che a Padova avrà una nuova sede ma con i poli territoriali che avranno forti deleghe operative». La strategia operativa è delineata dal direttore generale della Verona e Vicenza, Leopoldo Pilati (che dovrebbe diventare il primo Dg di Bcc Veneta): «La direttiva di sviluppo sarà quella della A4 fino a Padova, ci saranno razionalizzazioni nella presenza territoriale con potenziamento possibile della presenza nell'Alta Padovana, ma nessuna chiusura di filiali. Partiamo con ottimi risultati di bilancio, dovremo chiudere l'anno con 60 milioni di utile netto, grande copertura delle sofferenze e un indice di solidità Cet1 del 22-23%».
«Con le economie di scala che scaturiranno dalla fusione potremo sicuramente rafforzare la nostra dimensione ed efficacia - spiega Piva -. Per i primi 3 anni adotteremo un'organizzazione con un cda di 15 membri, un'eccezione permessa dalla Bce proprio per la valenza dell'operazione, con un comitato esecutivo di 5 membri. I vicepresidenti saranno tre, uno di estrazione padovana». La nuova Bcc abbraccerà 237 comuni nelle province venete di Verona, Vicenza, Padova, Venezia, Treviso, Rovigo e le confinanti Trento e Mantova.
Il Gazzettino