CASIER (TREVISO) - La Procura di Treviso stringe il cerchio intorno alle indagini sulla morte del piccolo Tommaso Tiveron, il bambino di quattro anni morto il 31 luglio scorso...
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Travolto dal cancello della sua casa: Tommaso non ce l'ha fatta, muore a 4 anni
LA RIPRESA
Nell'esame tecnico ci si potrà avvalere anche delle immagini di una telecamera di video sorveglianza, posizionata al di fuori delle casa di via IV Novembre a Dosson di Casier, che ha ripreso i fatali secondi nei quali il grosso e pesante blocco in ferro si è staccato centrando in pieno il bambino. Il piccolo Tommaso Tiveron era andato nella villetta di Dosson insieme ai genitori, al fratellino più piccolo e alla nonna. Una visita al cantiere oramai terminato della villetta, che aveva già ottenuto la certificazione di agibilità: presto la famiglia si sarebbe trasferita. Di fatto mancavano solo dei lavoro di rifinitura e l'automazione del sistema di automazione del cancello. Un elemento questo che però, secondo la Procura, non avrebbe alcun effetto sulla stabilità e sicurezza del manufatto e quindi sull'incidente. Tommaso era nel giardino il 29 luglio quando, poco dopo le 20, l'anta del cancello si è improvvisamente sganciata e gli è caduta addosso. È bastato un attimo e il piccolo è rimasto schiacciato sotto il peso del cancello, che gli ha provocato lesioni gravissime soprattutto alla testa. I soccorsi sono stati immediati e i medici hanno tentato l'impossibile per salvarlo, sottoponendolo a due delicati interventi chirurgici.
IL DECESSO
Purtroppo però non c'è stato nulla da fare e dopo 46 ore di lotta per la vita si sono dovuti arrendere dichiarandone la morte. Una primo esame ha messo in evidenza che il cedimento del cancello è stato dovuto all'assenza dell'ultimo bullone, quello che montato sulla cerniera è preposto alla chiusura. Un dubbio che subito aveva assalito anche i familiari del piccolo tanto da far dire al nonno che «sicuramente mancava qualche cosa al quel cancello» e al padre, Gianni Tiveron, che «Tommaso era abituato a chiudere le porte, probabilmente ha leggermente toccato il cancello anche l'altra sera, quasi di sicuro voleva chiuderlo, il cancello si chiudeva al centro, una delle due ante era più chiusa dell'altra. Non so come, è uscita dal paletto, ribaltandosi su di lui. Il cancello era ancora manuale, ma non aveva nessuno stop, nessun tipo di fermo che lo potesse bloccare a fine corsa». Ma il manufatto avrebbe dovuto essere dotato di fermi, perni e binari per i movimenti di apertura e chiusura delle ante in totale sicurezza e la parte mancante doveva proprio impedirne la fuoriuscita e l'accidentale caduta a terra.
AL VAGLIO
Ora al vaglio degli inquirenti c'è il motivo per cui quell'elemento non era presente, se fosse stato correttamente montato e quindi rimosso in qualche modo in seguito al montaggio, oppure se non sia mai stato fissato all'anta del cancello in ferro. Il Pm Davide Romanelli ha proceduto a far sentire dai carabinieri i fabbri che hanno lavorato alla realizzazione del manufatto e al suo montaggio ed è questo il punto fondamentale dell'inchiesta, ovvero confrontare quello che è stato riferito dalle maestranze con i risultati degli accertamenti tecnici e questi a loro volta con quanto previsto dalla normativa europea in tema di sicurezza. Sotto la lente della Procura quel bullone mancante frutto dell'errore di qualcuno che presto potrebbe essere iscritto sul registro degli indagati. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino