Bimbo tolto ai genitori affidatari: la Procura fa cadere le accuse contro assistente sociale e psicologa

Bambino tolto ai genitori affidatari
MOGLIANO - Colpo di scena nella vicenda del bambino di 7 anni che venne tolto ai genitori affidatari, residenti a Mogliano Veneto, per essere collocato in una comunità...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
ATTIVA SUBITO
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
ATTIVA SUBITO
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
ATTIVA SUBITO
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

MOGLIANOColpo di scena nella vicenda del bambino di 7 anni che venne tolto ai genitori affidatari, residenti a Mogliano Veneto, per essere collocato in una comunità del coneglianese. La Procura di Treviso ha infatti chiesto l'archiviazione per uno dei due capi d'accusa per cui aveva chiuso le indagini alla fine dello scorso anno a carico di Pasquale Borsellino, 60 anni, chiamato in causa come direttore dell'Uoc Infanzia, Adolescenza, Famiglia e Consultori Distretto Treviso Nord dell'Usl 2, Valerio Favaron, 65 anni, assistente sociale presso il servizio affido dell'Usl 2 di Treviso e Valentina Castelli, 40 anni, psicologa al servizio affido dell'Usl 2. Gli inquirenti hanno fatto cadere l'ipotesi di reato di falsità ideologica (i genitori affidatari del piccolo hanno già deciso di presentare opposizione all'archiviazione con l'avvocato Giovanni Bonotto) mantenendo in piedi solo quella di omessa denuncia. Il sostituto procuratore Mara Giovanna De Donà, titolare delle indagini, aveva già eliminato dal fascicolo (chiedendo l'archiviazione, ndr) la denuncia per violenza privata a carico dell'assistente sociale e della psicologa in servizio al distretto di Mogliano Veneto.

LE CONTESTAZIONI
L'accusa di omessa denuncia riguarda, secondo gli inquirenti, il fatto che i tre professionisti dell'azienda sanitaria trevigiana non abbiano comunicato nulla alla Procura in merito alla relazione firmata dalla direttrice della scuola paritaria frequentata dal bambino. Quella di falso, invece, a carico solo di Favaron e Castelli, perché si ipotizzava che avessero dichiarato falsamente che i genitori affidatari fossero d'accordo con il trasferimento del piccolo in una comunità. Circostanza che, ad oggi, non si è verificata in quanto nella relazione c'era scritto che i genitori, pur non convidendo il progetto, avevano dato il loro via libera.

LA VICENDA
Al centro della vicenda c'è, appunto, un bambino di 7 anni affetto da Adhd, un disordine dello sviluppo a livello neuro-psichico che si manifesta attraverso l'iperattività, l'impulsività e l'incapacità a concentrarsi. Un provvedimento del tribunale dei minori di Venezia aveva stabilito che il piccolo, mentre erano in corso le procedure per l'adozione, lasciasse la famiglia affidataria per essere collocato in una comunità. Alla base della decisione, che risale al giugno del 2021, c'è la relazione della direttrice della scuola elementare paritaria di Preganziol frequentata dal ragazzino secondo cui sarebbe stato vittima di «violenze, percosse e umiliazioni con docce fredde come punizione per avere fatto la pipì a letto». Il caso venne quindi trattato dal medico dell'azienda sanitaria che disse ai genitori che erano venute meno le condizioni per mantenere l'affido, e che il bimbo sarebbe dovuto andare in comunità. Nel decreto dei giudici, però, non veniva menzionata la relazione della suora, e proprio la mancanza di quelle 22 pagine è al centro delle indagini della Procura. Che ipotizzano, appunto, l'omessa denuncia per non aver trasmesso agli organi preposti quel dossier in cui i genitori affidatari venivano accusati di maltrattamenti nei confronti del piccolo.

GLI SVILUPPI


L'accusa di falso, come detto, era mossa contro assistente sociale e psicologa che, per la Procura, avevano sottoscritto una relazione, poi inviata al tribunale dei minori, in cui affermavano che i genitori affidatari si erano resi disponibili, pur non condividendo il progetto, di accompagnare il bimbo in comunità e di partecipare al suo inserimento. Analizzando quella relazione, però, non è emerso che i due indagati abbiano mentito. Anzi, per la Procura non è stato commesso alcun reato nel redigerla, motivo per cui è stata chiesta l'archiviazione. «Ci chiediamo cosa sia successo dalla data di chiusura delle indagini e i primi giorni di febbraio, quando è stata chiesta l'archiviazione per la falsità ideologica - afferma l'avvocato Bonotto - Di certo c'è i genitori affidatari non molleranno la presa, soprattutto alla luce della decisione dei servizi sociali dell'Usl di Padova secondo cui risultano "idonei" per arrivare all'adozione».
  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino