LONGARONE (BELLUNO) - Si è chiusa con un rinvio “tecnico” la prima udienza che si è tenuta ieri in Tribunale a Belluno per la morte...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
LE ACCUSE
La morte di Nicolò è avvenuta, come recita l’accusa per «intossicazione acuta da sostanza ad azione psicotropa a seguito di indigestione di hashish». Secondo quanto ricostruito dalla Procura quella droga l’avrebbe somministrata il padre, che si trova imputato di spaccio a minorenni. L’avrebbe mescolata nel ragù della pastasciutta data da mangiare al bimbo «verosimilmente - scrive il pm - allo scopo di farlo stare tranquillo e di addormentarlo». Ma è questo il punto più difficile da provare, probabilmente, il nodo su cui giocherà la difesa per ottenere il patteggiamento. C’è stato veramente lo spaccio? Se cade questa accusa, cade anche la seconda, quella della morte in coseguenza.
Il caposaldo dell’accusa è l’omicidio colposo perché, per disattenzione, negligenza lasciando l’hashish che deteneva in modica quantità in casa incustodita alla portata del figlioletto non avrebbe impedito che il piccolo accidentalmente l’assumesse determinandone il decesso. Una morte avvenuta nonostante le cure subito portate al bambino dai sanitari dell’ospedale di Pieve di Cadore.
LE PROVE
Dalla consulenza della procura di Belluno eseguita dal medico legale dottor Antonello Cirnelli di Portogruaro (Venezia), che ha lavorato con la dottoressa Donata Favretto, tossicologa di Medicina Legale di Padova, emerge che il piccolo nella sua breve vita sarebbe stato cronicamente esposto a tanti tipi di droghe in quella casa di Codissago. Nel corpicino non c’erano solo elevatissime e letali dosi di hashish, ma anche tracce di cocaina, eroina e metadone. L’ipotesi è che la droga venisse verosimilmente mescolate nella pappa del bambino. Droga che è stata ritrovata, in basse quantità, in tutta la casa nella perquisizione che seguì la morte del piccolo: involucri di hashish nella camera dei genitori, tracce in cucina, una tazzina da caffè con 1,2 grammi di hashish nella stanzetta del bimbo, poi sul davanzale in salotto, sulla mensola e via via. La mamma non è mai stata indagata, ma è identificata, con i nonni materni, parte offesa. Nessuno si è costituito parte civile: un particolare che renderà più semplice l’eventuale patteggiamento. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino