Quel bimbo può essere adottato. ​È scontro con la madre naturale

Quel bimbo può essere adottato. È scontro con la madre naturale (Foto di Arek Socha da Pixabay)
VENEZIA - Dopo anni trascorsi in una comunità di recupero sostiene di essere cambiata, di aver compreso i propri errori e di essere pronta a prendersi cura degli figlio che...

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VENEZIA - Dopo anni trascorsi in una comunità di recupero sostiene di essere cambiata, di aver compreso i propri errori e di essere pronta a prendersi cura degli figlio che oggi ha poco più di cinque anni. Ma il Tribunale per i minorenni di Venezia è stato di diverso avviso e, dopo aver affidato il piccolo ad una famiglia esterna, che si è presa cura di lui finora, lo ha dichiarato adottabile con un provvedimento che è stato impugnato e sarà discusso domani dai giudici della Corte d'appello. Protagonista della battaglia giudiziaria è una mamma bellunese di 35 anni, assistita dall'avvocato romano Francesco Miraglia, il quale chiede alla Corte di cambiare linea, e dunque di revocare la sospensione della responsabilità genitoriale alla sua cliente e al padre del bambino, e di affidare quest'ultimo ai nonni materni, che già si prendono cura della prima figlia della trentacinquenne, che attualmente ha dieci anni. Il tutto con un solo obiettivo: quello di garantire al piccolo di poter crescere all'interno del suo ambito familiare, evitando di provocare ulteriori traumi.

 
LA SCHIAVITÙ DELLA DROGAIl caso si trascina nelle aule giudiziarie dal 2014: pochi mesi dopo la nascita del bambino, infatti, la giovane donna bellunese accettò di entrare in una comunità per cercare di uscire dal tunnel della droga e il piccolo fu affidato ad una famiglia esterna, che si è presa cura di lui. Nel 2018, sulla base delle relazioni di psicologi ed esperti dei servizi sociali, il Tribunale per i minorenni di Venezia ha emesso una sentenza con la quale è stata confermata la sospensione della responsabilità genitoriale alla madre e padre del piccolo, per il quale è stato dichiarato lo stato di adottabilità. I giudici, insomma, hanno deciso che il compito di crescerlo spetterà ad una famiglia adottiva, non ai genitori naturali e neppure i nonni.
Per poter assumere la migliore decisione possibile, la Corte d'appello ha disposto una perizia, affidando l'incarico ad uno psicologo, il quale ha confermato che entrambi i genitori naturali non sono in grado di prendersi cura del bambino, e se fosse affidato a loro per lui sarebbe traumatizzante.
I NONNI MATERNIL'avvocato Miraglia però contesta queste conclusioni e per questo ha deciso di rendere noto il caso alla vigilia dell'udienza d'appello. Il legale sostiene che entrambi i genitori hanno fatto un percorso che ha consentito loro di comprendere gli errori commessi nel passato e per questo si sentono pronti ad allevare il piccolo. In subordine sono disponibili i nonni materni, ai quali il bambino è già affezionato: in questo modo si avvicinerebbe anche alla sorella, costituendo un nucleo familiare naturale, con la possibilità di incontrare con maggior frequenza madre e padre. «L'affidamento extra familiare va deciso quando non può essere garantita, nel nucleo familiare, la convivenza stabile con altri soggetti per il pericolo del perpetuarsi di maltrattamenti o di violenze, ed il rischio di turbe psichiche o emotive conseguenti alla condotta anomala dei genitori, ma non è questo il caso», scrive l'avvocato nella memoria depositata ai giudici, nella quale sostiene come sia sempre preferibile affidare il bambino ad un parente se disponibile e adeguato, come nel caso dei nonni materni.

Quando c'è da decidere sul futuro di minorenni la procedura adottata è sempre molto articolata e approfondita: di conseguenza è probabile che la Corte si riservi la decisione. Non è escluso che possa disporre anche un supplemento d'indagine.
Gianluca Amadori
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Il Gazzettino