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Con una mano stringe al petto un elefante di peluche, con l’altra il braccio della mamma Marina che sta raccontando ai microfoni del Tg3 regionale l’orrore della guerra in Ucraina. Davide, dieci anni, ancora disorientato e spaventato, china la testa e comincia a piangere quando sente parlare del papà rimasto a combattere contro i russi. È un’immagine straziante, ma forse questo bambino riuscirà a trovare un po’ di normalità a Pordenone, grazie all’accoglienza ricevuta nella casa di riposo Casa Serena. Sì, perché è nei locali della vecchia guardia medica di via Revedole che i due profughi sono stati ospitati. Con loro ci sono anche un’altra mamma - Tamila - con il figlio Maxim di quattordici anni.
«Ci sembrava una cosa corretta da farsi - spiega il presidente dell’Asp Umberto I, Antonino Di Pietro - Ci siamo rivolti alla Prefettura e abbiamo offerto un appartamento che solitamente viene riservato ai dipendenti che hanno bisogno di un alloggio.
IL RACCONTO
Marina e il suo bambino sono fuggiti da Odessa. Lei è un’agente immobiliare e in Ucraina ha lasciato il marito, che è rimasto a combattere. È scappata per salvare la vita al figlio, per risparmiargli l’orrore della guerra. Ogni giorno lo fa parlare con il papà. «Ci sforziamo di parlare d’altro - ha spiegato al Tg3 Fvg - sono scappata per mettere al sicuro mio figlio, non riusciva più a dormire per la paura dei bombardamenti, qui è riuscito a riprendersi, mai pensavamo che potesse accadere e che le nostre vite potessero essere stravolte così».
L’altra mamma è invece scappata dalla zona di Kiev. Dopo aver raggiunto la Polonia in automobile e aver pernottato in un campo profughi, assieme al figlio ha preso una corriera diretta in Italia. Tamila in Ucraina aveva un lavoro sicuro in uno studio dentistico e una vita tranquilla. Ha scelto di venire in Friuli perché a Pordenone ha una conoscente che l’ha messa in contatto con la Prefettura, l’istituzione grazie alla quale ha potuto ricevere accoglienza a Casa Serena. La situazione anche per loro è drammatica. La mamma è pronta a ripartire, anche Italia se sarà necessario. Sradicato dagli affetti, dalla scuola e dalle amicizie, il figlio non riesce a staccarsi dal telefonino, dove riceve e invia continuamente messaggi agli amici. È in continuo contatto con loro. La sua vita è al sicuro a Casa Serena, ma il suo cuore è rimasto a casa.
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Il Gazzettino