Bacini anti-alluvione, il piano del Veneto. Inaugurata l'opera sul Bacchiglione

Bacini anti-alluvione, il piano del Veneto. Inaugurata l'opera sul Bacchiglione
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Dalla nostra inviata
VICENZA - A poco meno di tre lustri dalla Grande Alluvione, ora Vicenza è quasi del tutto al sicuro. «La città-simbolo dell’emergenza 2010, con quell’immagine del fuoribordo dei vigili del fuoco che girava per il centro inondato», ricorda il governatore Luca Zaia, tagliando il nastro del bacino di laminazione sul Bacchiglione a monte di viale Diaz che invasa 1,2 milioni di metri cubi d’acqua, dopo quelli sul Timonchio a Caldogno da 3,8 e sull’Orolo fra Costabissara e Isola Vicentina per 1 altro milione. «In tutto 6 milioni di cubi, a beneficio anche del Padovano: un volume pari a quello di oltre 10.000 case», traduce il concetto l’assessore regionale Gianpaolo Bottacin. «Adesso bisogna completare il mosaico con l’ultimo tassello e cioè l’intervento sul Retrone, in modo che non avvertiamo più quel senso di impotenza di fronte al livello del fiume che si alza e noi che ci ritroviamo a guardarlo senza un’àncora di salvezza», interviene il sindaco Giacomo Possamai, alludendo all’ipotesi che il cronoprogramma della Tav possa essere modificato per anticipare l’opera.


I LAVORI
Intanto viene inaugurata questa, costata in tutto 19 milioni di euro. In realtà erano terminati già lo scorso anno i lavori, a suo tempo immaginati dall’allora assessore Maurizio Conte che difatti non si perde una cerimonia, ma mancava ancora l’ufficialità dell’evento. Tre quelli previsti nel giro di un mese: lo scorso 18 marzo a Trissino, il prossimo 17 aprile a Montebello Vicentino, altri impianti inclusi fra i 23 previsti dal “piano Marshall” da 2,7 miliardi. «Il progetto – spiega Bottacin – si estende su 63 ettari, sia in destra che in sinistra orografica, con quattro casse di espansione e una zona di laminazione. Quando il Bacchiglione supera una certa soglia, l’acqua entra in una specie di parcheggio temporaneo, finché l’allarme cessa e le aree vengono liberate, ritornando nella disponibilità dei loro proprietari dato che si tratta di terreni coltivati. Con 150.000 metri cubi di materiale, sono stati realizzati anche 9,8 chilometri di arginatura, tutti percorribili».


L’ALTA VELOCITÀ


Fosse per Zaia, bisognerebbe «organizzare le gite» in posti come questo: «Possiamo dimostrare che il territorio viene salvato senza risultare compromesso. Non a caso al Governo nazionale diciamo che siamo pronti a mettere a terra un altro miliardo, per interventi che costano molto meno del risarcimento dei danni. Per esempio ci resta l’inquietudine del Piave: abbiamo i soldi, e parleremo con le pubbliche amministrazioni (dopo le polemiche culminate nel ricorso poi perso da alcuni Comuni trevigiani, ndr.), ma dobbiamo andare avanti. Così come siamo intenzionati a proseguire con il ragionamento sul Retrone, che è corto e sfigato, per cui ci causa un sacco di problemi. Ma siccome il programma dell’Alta velocità include la scolmatura, dobbiamo cercare di anticipare questo aspetto». Concorda il sindaco Possamai: «Nel secondo lotto costruttivo della Tav, è previsto un bacino importante sull’Onte, che è l’unico affluente significativo del Retrone. Bisognerebbe sollecitare Iricav Due e Rfi a realizzarlo nel primo lotto, cioè già entro la fine dell’anno. I finanziamenti ci sono, è solo un tema di tempi. Inoltre per il Retrone si potrebbe ricavare un canale scolmatore, cioè un tubone che porta l’acqua da un’altra parte». Chiarisce l’assessore Bottacin: «Le due azioni possono integrarsi l’una con l’altra: la prima porterebbe meno pioggia nel Retrone; se però il livello del fiume si alzasse comunque troppo, la seconda tirerebbe fuori l’acqua». Nell’attesa, don Matteo Zorzanello intona la preghiera per il bacino di laminazione attiguo alla base americana Del Din: «Benedire è dire che è cosa buona». A proposito di bontà, Zaia fa la battuta al colonnello Scott W. Horrigan, comandante della guarnigione dell’esercito statunitense in Italia: «Da cinque settimane a Vicenza? You must try baccalà». Decisamente meglio provare lo stoccafisso che un’alluvione.
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Il Gazzettino