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PORDENONE - Tra i tanti modi per "adescare" ragazze c'è quello di chi si è finto una donna, rubando identità e foto, mettendo un annuncio per trovare una baby sitter. Ma i numeri di telefono così ottenuti li ha usati solo per molestare le aspiranti "tate". Un pessimo giochetto, triste e illecito che è finito con la condanna del 45enne pordenonese, Piercarlo Crozzoli, a 9 mesi di reclusione per sostituzione di persona. Sentenza che è stata emessa ieri mattina, 15 maggio, dal giudice monocratico Francesca Vortali; la vpo Beatrice Toffolon aveva chiesto 8 mesi.
LA VICENDA
Un'ignara signora con un profilo facebook come tanti altri si è ritrovata catapultata in una vicenda che è finita in Procura a Pordenone.
L'ANNUNCIO
"Cerco una baby sitter per mia figlia", si presentava più o meno così il testo apparso sul sito online. Una donna che cerca aiuto per accudire la figlia perchè lavora, è impegnata e vuole qualcuno su cui poter contare per darle una mano. Un annuncio che, come era peraltro facilmente prevedibile, ha attirato l'attenzione di diverse persone, soprattutto giovani donne che, magari, speravano di mettere da parte qualche soldo in attesa di un impiego definitivo. O come lavoretto da fare pur studiando. Alla richiesta di avere più informazioni, allegavano il numero di telefono per poter essere contattate dalla "mamma" in cerca di una baby sitter. Ma l'aver risposo all'annuncio per queste ragazze non ha significato la possibilità di ottenere un posto di lavoro, bensì le attenzioni poco gradite del quarantacinquenne pordenonese che ha utilizzato i numeri di telefono per chiamarle e molestarle. Finchè non è saltato fuori che aveva rubato l'identità di una donna e l'aveva usata per commettere ulteriori reati. Ieri mattina la vicenda si è dunque conclusa con la condanna di Piercarlo Crozzoli a nove mesi di reclusione.
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Il Gazzettino