Baby boss a 13 anni: «Voleva i soldi e mi ha fatto circondare dai suoi»

Baby gang colpiscono i coeteani i centro
TREVISO - «Mi sono sentito tirare lo zaino da dietro. Mi sono voltato e ho visto quei sette ragazzi che mi circondavano. Il più piccolo, il tredicenne, mi ha detto...

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TREVISO - «Mi sono sentito tirare lo zaino da dietro. Mi sono voltato e ho visto quei sette ragazzi che mi circondavano. Il più piccolo, il tredicenne, mi ha detto 'Dacci i soldi che hai nel portafoglio. Ti conviene darceli con le buone. O ce li prendiamo con le cattive'. E glieli ho dati». Circondato dal gruppetto di giovanissimi guidati da un tredicenne, lo studente di quindici anni ha pensato bene di dare tutto quello che gli veniva chiesto senza reagire e rischiare il pestaggio. Una volta rimasto solo ha chiamato la Polizia. È questo il momento saliente, il più terrorizzante, vissuto dal ragazzino, iscritto a una scuola del centro, aggredito e rapinato mercoledì attorno alle 13 mentre risaliva una delle rampe del cavalcavia ferroviario a piedi per tornare a casa dopo aver perso l’autobus. Il ragazzo assieme alla madre racconta quanto accaduto rimandando uno spaccato di vita giovanile inquietante. Tutto ruota attorno a una gang di giovanissimi, ragazzini di seconda generazione, che gravita tra il quartiere di San Liberale, piazza Borsa e la zona stazione. Una banda guidata da un tredicenne, un capo poco più che bambino, originario dell’est Europa ma già smaliziato al punto da terrorizzare e taglieggiare tanti coetanei.

L’AGGANCIO

«Mio figlio - racconta la madre - giovedì è uscito da scuola assieme a un compagno di classe. Come ogni giorno stava andando a prendere l’autobus davanti alla stazione ferroviaria». Il tragitto, fatto chiacchierando, comprende anche piazza Borsa. Qui, a poca distanza dalla pattuglia dei carabinieri che presidia la zona, vengono avvicinati da due coetanei. Anzi, uno pare proprio un bambino. «Il più piccolo, il tredicenne, mi ha chiesto se avevo un euro da dargli - racconta lo studente - mi sembrava a posto e ho tirato fuori il portafoglio». Aprendolo però mette inavvertitamente in mostra una banconota da 50 euro - «La mancia che gli aveva dato il nonno pochi giorno fa», spiega la mamma - e un bancomat. Una volta dato l’euro, il quindicenne e il compagno di classe riprendono la loro strada. Ma non si accorgono di una cosa, i due ragazzini incrociati in piazza iniziano a seguirli: «Non ci siamo accorti di niente», ammette il giovane. Arrivano alla stazione delle corriere, si salutano proprio davanti alla camionetta dei soldati dell’Esercito: uno prende la corriera, il quindicenne procede verso la fermata del bus sotto il cavalcavia. E dietro di lui le due ombre, nel frattempo diventate sette con l’arrivo di altri componenti della banda. Arrivato alla fermata il giovane si accorge di aver perso il obus proprio per essersi fermato in piazza. È senza cellulare. Si rassegna a tornare a casa a piedi.

L’ASSALTO

Inizia a risalire la rampa del cavalcavia quando sente che qualcuno gli sta afferrando lo zaino. Si gira e si trova sette ragazzi, più o meno della sua età, davanti. Compreso il tredicenne di prima. Che questa volta sibila: «Dacci i soldi o ce li prendiamo». E mentre lui parla un altro si infila la mano sotto il giubbotto come a voler prendere un coltello. Il quindicenne mantiene il sangue freddo: «Ha capito che non aveva senso mettere a rischio la propria incolumità - continua la madre - e ha dato la banconota da 50 euro. Ma un altro ragazzo gli ha strappato di mano il portafoglio e preso il bancomat. Poi se ne sono andati». Il quindicenne si guarda attorno, vede una signora che ha assistito a tutta la scena: «Le ho chiesto aiuto - ricostruisce il giovane - e la possibilità di telefonare col suo cellulare alla Polizia. Questa signora ha risposto con un no. A questo punto sono tornato indietro e ho fermato un’altra signora, decisamente più gentile che ha chiamato la Polizia». E la volante arriva subito. «Nel frattempo - riprende la mamma - al mio cellulare arrivavano le notifiche di strane spese fatte col bancomat. In poche parole quei ragazzi, fatta la rapina, sono andati a comprarsi kebab, sigarette e il té dai cinesi in piazza Borsa. In tutto hanno speso una 50ina di euro: hanno fatto una rapina solo per questo. Ho bloccato il bancomat e chiamato la polizia». È stato proprio un agente a collegare la descrizione degli aggressori e le immagini riprese dalle telecamere del locale cinese, a una banda di ragazzini di San Liberale. E pochi minuti dopo una volante trova il tredicenne e il suo socio(15 anni) in un bar del quartiere. Il tredicenne viene identificato, il quindicenne denunciato per rapina aggravata. E si cerca ancora chi ha strappato di mano il portafoglio prendendo il bancomat. 

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Il Gazzettino