Denunciò il capo della baby gang. Ragazzino rapito e picchiato: «Chiedi scusa al boss»

Denunciò il capo della baby gang. Ragazzino rapito e picchiato: «Chiedi scusa al boss»
VERONA - Lo hanno picchiato, sequestrato e umiliato pubblicamente sui social network, costringendolo a chiedere scusa. Una punizione spietata e violentissima, che quattro giovani...

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VERONA - Lo hanno picchiato, sequestrato e umiliato pubblicamente sui social network, costringendolo a chiedere scusa. Una punizione spietata e violentissima, che quattro giovani avrebbero messo in atto nei confronti di un ragazzino ancora minorenne. La sua unica "colpa", avere denunciato il boss della baby gang veronese nota con il nome di "Qbr". Specializzati in furti, rapine e aggressioni, i componenti della banda avrebbero teso alla vittima un agguato senza scrupoli, pestandolo a sangue in mezzo alla strada e poi trascinandolo a casa del capo, che nei mesi precedenti era finito agli arresti domiciliari proprio grazie alla sua denuncia.


I FATTI
L'agghiacciante episodio risale al marzo del 2022, quando i responsabili dell'azione punitiva hanno trasmesso tutto in diretta streaming sui propri profili social. Con le accuse, a vario titolo, di furto aggravato, ricettazione, violenza privata, lesioni aggravate, sequestro di persona, resistenza a pubblico ufficiale e spaccio di sostanze stupefacenti, i quattro giovani sono stati arrestati dagli agenti della Squadra Mobile di Verona. «Chiedi scusa», gli gridavano tra un pugno e l'altro, sotto gli occhi di centinaia di spettatori online. Il pestaggio è cominciato per strada in via Scuderlando, nel quartiere di Borgo Roma, zona prediletta della banda che per mesi ha terrorizzato la città. Nel giro di pochi minuti, poi, il ragazzino si è trovato all'interno dell'abitazione di Ion Buzila, 20 anni, boss della baby gang che ha deciso di vendicarsi per il torto subito. Un vero e proprio sequestro di persona, durante il quale, come si legge nell'ordinanza di custodia cautelare, la vittima è stata privata «della libertà personale» per «alcune ore».


IL SEQUESTRO
Una volta in casa del capobanda, infatti, «continuando a riprenderlo in diretta e ignorando le sue suppliche», i ragazzi lo hanno costretto a scusarsi. Sì, perché il giovane, ex membro del gruppo, si era pentito di avere preso parte ai crimini - come aggressioni, furti e rapine - commessi dalla banda sia ai danni di coetanei che di turisti. Ma non aveva solamente deciso di allontanarsi da quell'ambiente e cambiare strada: il ragazzino li aveva anche denunciati. Avendo preso coscienza delle azioni terribili della baby gang, si era recato alla polizia e aveva raccontato tutto ciò che sapeva. Un atto di ribellione, questo, ritenuto inaccettabile dal gruppo. Soprattutto perché aveva fatto finire ai domiciliari il boss Buzila. Da qui la decisione di condividere sui social network l'azione punitiva, così da dissuadere altri "pentiti" dall'idea di sporgere denuncia. L'ordinanza nella quale viene descritto il terribile episodio, e che ha fatto finire tre ragazzini in comunità e due ai domiciliari, è la terza emessa in dieci mesi nei confronti di giovani appartenenti alla "Qbr".


LE INDAGINI


Le misure cautelari sono state disposte dal gip per i Minorenni di Venezia: sei ragazzi di non ancora 18 anni, poi, sono stati denunciati in stato di libertà per gli stessi reati. I provvedimenti rientrano in una più ampia indagine della Squadra Mobile, che lo scorso 17 marzo ha portato all'esecuzione di altre cinque misure cautelari nei confronti di maggiorenni che si sarebbero resi responsabili di vari crimini dello stesso genere, commessi sempre a Verona, tra l'agosto del 2021 e il settembre del 2022. Gli inquirenti hanno anche individuato gli autori di altri tre episodi di furto aggravato, una rapina aggravata, quattro ricettazioni e di una significativa attività di spaccio di sostanze stupefacenti. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino