Il boss della baby gang dal giudice: «Chiedo scusa, soprattutto ai miei genitori»

Una delle foto che la baby gang si è scattata dopo i colpi dello scorso gennaio
MOGLIANO - «Non sono il boss. Mi pento di quello che ho fatto, me ne rendo conto solo adesso. Chiedo scusa a tutti, soprattutto ai miei genitori». A parlare di...

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MOGLIANO - «Non sono il boss. Mi pento di quello che ho fatto, me ne rendo conto solo adesso. Chiedo scusa a tutti, soprattutto ai miei genitori». A parlare di fronte al gip Piera De Stefani, assistito dal suo legale, l’avvocato Valentina Calzavara, è il 19enne di Mogliano Veneto finito agli arresti domiciliari perché considerato a capo della baby gang che lo scorso gennaio, nel giro di venti giorni, ha saccheggiato tre esercizi commerciali tra Casale sul Sile e Casier, ma non solo. Alla banda viene contestato di aver picchiato a Capodanno un 40enne di Preganziol, al quale poi è stato rubato un furgone qualche giorno più tardi, e di aver rubato una serie di automobili, targhe, biciclette e monopattini. 

I PROTAGONISTI
Diciassette diversi capi d’imputazione a carico del 19enne moglianese, di un 20enne veneziano e di un 18enne suo compaesano. Erano loro ad avere la patente e a guidare i veicoli rubati. Tramite la fidanzatina 16enne di uno di loro (arrestata anche lei e partecipante ad almeno un colpo) hanno poi conosciuto anche un ragazzo mestrino di 15 anni, finito in comunità, altre due ragazze veneziane anche loro denunciate (e compagne dei membri della gang) e un ottavo complice, denunciato pure lui per aver ricettato pare delle refurtive. 

GLI INTERROGATORI
Ieri mattina si sono tenuti gli interrogatori di garanzia dei tre maggiorenni. Se i due ragazzi veneziani, difesi rispettivamente dagli avvocati Barnaba Battistella ed Eugenio Gamba, hanno scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere chiedendo al giudice il permesso di lasciare i domiciliari per andare al lavoro, il 19enne moglianese ha deciso di rispondere alle domande del gip. «Non pensavamo di aver fatto qualcosa di così grave, ma non abbiamo fatto del male a nessuno - ha ribadito il giovane, che già aveva parlato con i carabinieri - Lo abbiamo fatto per distrarci. Adesso capisco quello che abbiamo fatto, e sono pentito. Il mio primo pensiero va ai miei genitori, a cui chiedo scusa e perdono». 

LE RESPONSABILITÀ


Il 19enne moglianese, incensurato, con alle spalle una famiglia normalissima e un passato da volontario della protezione civile, ha ammesso tutti i colpi a cui ha partecipato. «Si tratta soltanto di una parte di quelli contestati - ha affermato il suo legale, l’avvocato Calzavara - e per quelli si è assunto le proprie responsabilità». L’obiettivo della difesa è infatti quello di collaborare con la giustizia e di trovare la soluzione migliore per “recuperare” il 19enne che, davanti al giudice, è apparso molto provato per quello che gli sta accadendo.

 

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Il Gazzettino