Oderzo. Sgrida un ragazzino e viene picchiato dalla baby gang, spunta un testimone: «Uno aveva il giubbotto bianco insanguinato»

Vittima dell'aggressione Mauro Zanuto di 56 anni accerchiato mentre stava tornando a casa dal lavoro in bicicletta. Al setaccio anche le telecamere

Mauro Zanuto, aggredito dalla baby gang
ODERZO (TREVISO) - È caccia alla baby gang che giovedì pomeriggio ha aggredito Mauro Zanuto, 56 anni: telecamere al setaccio dei carabinieri, che hanno sentito...

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ODERZO (TREVISO) - È caccia alla baby gang che giovedì pomeriggio ha aggredito Mauro Zanuto, 56 anni: telecamere al setaccio dei carabinieri, che hanno sentito un testimone oculare. L’uomo, che stava rincasando in bicicletta aveva rimproverato un ragazzino che gli aveva tagliato la strada sul ponte del Gattolè, in pieno centro. Il “branco” lo ha preso a pugni in faccia per difendere l’amico. Undici punti di sutura al sopracciglio e a un orecchio e 7 giorni di prognosi per l’impiegato, ex rugbista, che ha deciso deliberatamente di non reagire alle botte.

Sul grave episodio indagano i carabinieri, a cui Zanuto ha denunciato il pestaggio. I militari hanno acquisito i filmati delle telecamere installate nella zona teatro dell’aggressione. Non ci sono, purtroppo, occhi elettronici puntati sul punto esatto in cui è avvenuto il fatto. Ma l’area circostante è munita di videosorveglianza. Quindi la fuga a piedi dei baby bulli potrebbe essere stata immortalata. Gli investigatori hanno sentito anche un passante, testimone oculare degli ultimi istanti dell’aggressione. Mettendo insieme tutti i tasselli, i militari sono fiduciosi di arrivare a stringere il cerchio sui responsabili. «Erano teenager, sui 16-17 anni, parlavano bene l’italiano, ma dall’aspetto erano stranieri, forse di seconda generazione - ha raccontato la vittima -. Quello che mi ha colpito aveva il giubbotto bianco insanguinato». 

A casa dal lavoro in bici, il richiamo al ragazzino e le botte

Il 56enne stava rientrando dal lavoro in bicicletta, diretto a casa dalla moglie Jenny e dalle tre figlie. «Avevo percorso la ciclabile di via Mazzini e stavo per svoltare in via Garibaldi quando dietro la grossa colonna del porticato che fa angolo in strada, è uscito all’improvviso un ragazzo che mi ha tagliato la strada - ricorda - Ho frenato di colpo per non investirlo, e sono così finito a terra. Mi sono rialzato e ho redarguito il ragazzino dicendogli che non era permesso attraversare lì, le strisce pedonali sono più avanti. Lui mi ha risposto per le rime. Ho continuato a rimproverarlo, mi aspettavo quanto meno una parola di scuse, invece per tutta risposta mi ha tirato un paio di pugni. Ho cercato di immobilizzarlo prendendolo per le braccia, ma nel frattempo è stato raggiunto dai suoi amici. Erano in tre, forse quattro, non vedevo bene, perchè alcuni mi stavano alle spalle e mi colpivano con l’intento di riuscire a far scappare il loro amico, che io riuscivo a tenere per le braccia. Gridavo di chiamare i carabinieri ma non si è mosso nessuno».

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Il Gazzettino