Welfare aziendale, il primato veneto col fiore all'occhiello di Luxottica

Welfare aziendale, il primato veneto col fiore all'occhiello di Luxottica
Forse non è un caso, essendo la patria del “modello Luxottica”: il Veneto mantiene il suo primato nel welfare aziendale. Su 13.500 contratti di questo tipo...

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Forse non è un caso, essendo la patria del “modello Luxottica”: il Veneto mantiene il suo primato nel welfare aziendale. Su 13.500 contratti di questo tipo censiti dal ministero a metà luglio in tutta Italia, duemila erano stati siglati in regione. Ancor più netta la supremazia nel “sottogenere” delle adesioni tramite contratti territoriali: oltre 500 su circa 2.100 totali, primato nazionale, più del doppio della Lombardia.


Si tratta, in sintesi, di quella componente ulteriore della retribuzione, al di là del salario base, sempre più spesso erogata, anzichè in denaro, sotto forma di prestazioni per i lavoratori. Gli esempio ormai si sprecano, dal carrello della spesa ai buoni benzina, dalle cure mediche agli studi per i figli agli orari flessibili, ad un’ampia gamma di “benefici” (ormai si contano oltre cento prodotti). Insomma un welfare 2.0 – ha spiegato Tiziano Treu -, perchè si combina al sistema di assistenza e protezione sociale numero uno, ovvero quello pubblico. “Anzi in alcuni casi, se fatto bene può tapparne alcuni buchi”. Welfare 2.0 è anche il titolo del volume che l’ex ministro ha scritto sull’argomento e che ha fornito lo spunto per un incontro sul tema, promosso ieri da Unindustria Treviso.


Un tema di fortissima attualità, perchè, come ha ricordato Roberto Papetti, direttore del Gazzettino, moderando il dibattito, “va incontro ad una duplice tendenza: da un lato, l’arretramento oggettivo e che continuerà del welfare pubblico, dall’altro, l’esigenza delle imprese di fidelizzare e valorizzare i dipendenti”. Questi meccanismi stanno conoscendo un crescente successo, sull’onda della recente detassazione e decontribuzione. Non solo, i nuovi tetti di reddito hanno allargato la platea dei potenziali beneficiari anche ai quadri e ad una fetta di dirigenti. “Mai visti 33 punti di abbattimento del costo del lavoro disponibili da subito – ha spiegato Maurizio Castro, esperto di relazioni industriali e gestione aziendale -. Ma è la nuova corsa all’oro?”. Lo strumento è potente – è la risposta - e rappresenta una grande opportunità, ma deve essere governato con attenzione. Ad esempio, secondo Paolo Feltrin, docente all’università di Trieste, non può essere imposto dall’azienda, in stile “paternalistico”, e va lasciata ampia libertà al lavoratore di scegliere, pure sulla quota da ricevere in denaro e quella in prestazioni. Senza contare il rischio di assuefazione, per cui occorrono anche “incentivi immateriali”. La nuova frontiera? La concessione di azioni dell’impresa o premi molto corposi, per il raggiungimento di parametri elevati. Resta poi il nodo delle pmi, non abbastanza strutturate per gestire da sole il sistema. Per questo Unindustria, come ha ribadito la vicepresidente Antonella Candiotto (sollecitando anche un innalzamento delle soglie di esenzione fiscale), oltre ad aver siglato già nel 2012 un patto con i sindacati per favorire i contratti territoriali, ha predisposto tre pacchetti “pronti all’uso”.  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino