Aziende "apri e chiudi": lavorano per un po' (con personale in nero) e poi spariscono lasciando debiti

Foto di Alex Freeman da Pixabay
VICENZA - Nei giorni scorsi i finanzieri di Vicenza hanno concluso un'attività a contrasto del fenomeno delle società cosiddette «apri e chiudi»,...

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VICENZA - Nei giorni scorsi i finanzieri di Vicenza hanno concluso un'attività a contrasto del fenomeno delle società cosiddette «apri e chiudi», realizzato in particolar modo da amministratori extracomunitari che, avvicendandosi nelle cariche aziendali, aprono aziende e poi le chiudono nel breve periodo, con la conseguente irreperibilità del titolare insolvente verso debiti tributari. In un laboratorio artigianale di Rossano Veneto ( Vicenza) operante nella lavorazione di sacchetti in tela per il contenimento di prodotti calzaturieri e di pelletteria di alta gamma e gestito da un 36enne cinese, hanno eseguito il sequestro preventivo di tutti i locali e delle attrezzature presenti. L'attività ispettiva ha consentito di identificare 24 lavoratori cinesi, di cui 7 sono risultati impiegati in nero, senza alcuna comunicazione obbligatoria preventiva e, dunque, senza alcuna copertura assicurativa e previdenziale. Gli accertamenti hanno permesso anche di rilevare che 3 dei 7 lavoratori in nero erano oltretutto privi del permesso di soggiorno. Ma non solo: parte dell'opificio era stato riadattato a dormitorio, riscontrando sette posti letti ricavati con suddivisione dello spazio con cartongesso e privi dei requisiti dimensionali, di aerazione e illuminazione prescritti, i servizi igienici in cattive condizioni di pulizia e il locale cucina al piano interrato del tutto privo dei requisiti minimi igienico-sanitari previsti.

Sono state constatate numerose ulteriori violazioni del testo unico per la salute e sicurezza sul lavoro, attesa la presenza di macchine da cucire, occhiellatrici e ricamatrici mancanti dei necessari sistemi di protezione; anche il sistema di riscaldamento non era a norma, la caldaia non compartimentata, le vie di fuga ostacolate da materiali e macchinari. Tutti i lavoratori presenti operavano peraltro in violazione delle prescrizioni governative del protocollo anti Covid-19 e in assenza di formazione antinfortunistica. Il 36enne cinese a capo dell'azienda è stato segnalato alla Procura della Repubblica di Vicenza in quanto utilizzava manodopera extracomunitaria priva di permesso di soggiorno e per aver violato le disposizioni in materia di salute e di sicurezza sul lavoro. Denunciati i tre irregolari, senza permesso di soggiorno, per ingresso e soggiorno illegale nel territorio dello Stato. Le Fiamme Gialle, l'Ispettorato del Lavoro e lo S.P.I.S.A.L. hanno proceduto al sequestro preventivo d'iniziativa dell'azienda, all'interno di una porzione di immobile adibito a locale produttivo, facente parte di un più ampio mappale della superficie di circa 500 mq, di 46 macchine da cucire professionali e degli impianti di riscaldamento, elettrico e pneumoforo. Inoltre è stato emesso un provvedimento amministrativo di sospensione imprenditoriale dell'attività a carico della ditta individuale controllata per l'impiego di lavoratori «in nero» in percentuale superiore al 20% del totale presente al lavoro.

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Il Gazzettino