L'odissea degli ex addetti Telenit: dal 1959 aspettano il risarcimento

L'odissea degli ex addetti Telenit: dal 1959 aspettano il risarcimento
VENEZIA - Dal 1959 ad oggi, la Corte di Strasburgo ha pronunciato 1.202 condanne a carico dell'Italia, tutte per l'irragionevole durata dei processi. Non a caso...

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VENEZIA - Dal 1959 ad oggi, la Corte di Strasburgo ha pronunciato 1.202 condanne a carico dell'Italia, tutte per l'irragionevole durata dei processi. Non a caso nell'ultimo lustro sono stati spesi quasi 574 milioni di euro per gli indennizzi previsti dalla legge Pinto, che nel solo 2020 ha visto l'emissione di 11.867 decreti per circa 106 milioni. A questi numeri inquietanti potrebbe ora aggiungersi una storia tutta veneta, quella di 235 ex dipendenti di una decotta azienda di telecomunicazioni, che da tre decenni aspettano di vedere risarcita la loro pazienza: per definire il fallimento della società c'è voluto un quarto di secolo.

Telenit: fallimento e risarcimenti

Al centro della vicenda è quella che fu la Telenit di Malcontenta, un colosso da oltre 500 dipendenti attivo nel settore della telefonia, che quasi trent'anni fa franò in una voragine da oltre 100 miliardi di lire, scatenando inchieste e arresti che terremotarono un pezzo della Prima Repubblica economica. Il fallimento dell'impresa venne dichiarato il 20 febbraio 1992 con una sentenza del Tribunale di Venezia, che però lo chiuse con un decreto solo il 6 luglio 2017. Dopo 25 anni di battaglie poco meno di metà dei lavoratori, fra cui gli eredi di 22 addetti che frattanto avevano fatto in tempo a morire, avevano proposto l'azione per l'indennizzo da irragionevole durata della procedura giudiziaria. Ma il 28 novembre 2018 la Corte d'Appello di Venezia aveva dichiarato d'ufficio la decadenza di questa possibilità, per il mancato rispetto del termine semestrale fissato dalla normativa. Secondo i giudici lagunari, infatti, il momento per l'esercizio di questo diritto sarebbe decorso ancora dal 24 ottobre 2006, «data della dichiarazione di esecutività del quarto riparto parziale che aveva consentito l'integrale soddisfacimento delle ragioni di credito vantate dai ricorrenti, tutti lavoratori dipendenti della Telenit, nella procedura concorsuale».



Contro questo verdetto, i 235 addetti hanno presentato ricorso in Cassazione, davanti a cui peraltro il ministero della Giustizia non ha svolto alcuna attività difensiva. Assistiti dall'avvocato Bruno Guaraldi, gli ex creditori contestano la data presa come riferimento per il calcolo dei sei mesi e la bocciatura d'ufficio della loro richiesta. Con un'ordinanza depositata in questi giorni, la Suprema Corte ha stabilito che occorre celebrare una pubblica udienza per discutere l'interpretazione dell'articolo della legge Pinto, secondo cui «la domanda di riparazione può essere proposta, a pena di decadenza, entro sei mesi dal momento in cui la decisione che conclude il procedimento è divenuta definitiva». Per i lavoratori e i loro familiari, quell'istante va appunto considerato come la fine della loro attesa, avvenuta quattro anni fa. Comunque sia, l'odissea giudiziaria continua, con il rischio di questo passo di alimentare quello che la ministra Marta Cartabia ha definito «la Pinto della Pinto» e cioè «il paradosso dello Stato che paga anche indennizzi per il ritardo con cui paga gli indennizzi per i ritardi nell'amministrazione della giustizia», in un corto circuito di «ritardi al quadrato, costi al quadrato». (a.pe.) Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino