«Torniamo in aula», la protesta degli avvocati veronesi arriva a Belluno

Gli avvocati Resenterra e D'Agostini aderiscono alla protesta dei colleghi
«Torniamo in aula». È arrivata anche nel Bellunese la protesta partita da un avvocato veronese, che ha lanciato l’hashtag torniamo in aula, con 148...

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«Torniamo in aula». È arrivata anche nel Bellunese la protesta partita da un avvocato veronese, che ha lanciato l’hashtag torniamo in aula, con 148 colleghi della provincia che ci hanno messo la faccia. Qui a Belluno sono, al momento, solo due gli avvocati che hanno aderito alla protesta, anche loro, mettendoci la faccia: Roberta Resenterra e Liuba D’Agostini di Feltre. E spiegano le loro ragioni. Il presidente dell’Ordine degli avvocati Erminio Mazzucco, interpellato sul caso, spiega: «C’è un limite normativo per il quale ci sono stati rinvii a dopo il 31 luglio e, da dato nazionale, sono state celebrate solo il 20% delle udienze. Ho già scritto alla presidente del Tribunale dicendo che siamo pronti a collaborare. Un conto le proteste, un conto i passi istituzionali per il ripristino dell’attività».


LE RAGIONI
«Aderiamo alla protesta civile e gioiosa dei colleghi veronesi - spiegano gli avvocati Resenterra e D’Agostini- che hanno ribadito la loro volontà di tornare in aula. A Belluno le udienze sono state rinviate a dopo l’estate ma noi continuiamo a ripetere che si deve iniziare subito, in fretta e si deve lavorare anche ad agosto. Dopo tre mesi di stop e due mesi di sospensione dei termini processuali il minimo che si dovrebbe prevedere è per il 2020 il mese di agosto sia a tutti gli effetti un periodo di lavoro effettivo e regolare». «L’avvocato Maria Masi del Consiglio Nazionale Forense - proseguono - tuona sostenendo che “la seconda fase non è mai partita, i Tribunali non sono accessibili ma non c’è nulla che lo giustifichi, anche alla luce dei dati sanitari. La ripresa è lenta e complicata dalla diversità dei protocolli dei vari uffici giudiziari”. Non dimentichiamo che la giustizia è un servizio essenziale e che gli avvocati svolgono una funzione sociale di rilevanza costituzionale. Non per nulla siamo l’unica professione prevista seppur implicitamente dalla Costituzione (il diritto di difesa è inviolabile in ogni stato e grado del procedimento secondo l’articolo 24)».

GIUSTIZIA DIMEZZATA

«Riceviamo continue - proseguono le due avvocatesse feltrine - lamentele da parte dei nostri assistiti che attendono giustizia, che qualche quotidiano ha definito “dimezzata”, congelando la vita dei cittadini che si trovano per loro sventura a dover attendere un processo e una sentenza, sia come imputati ma anche e soprattutto come persone offese. Noi lo abbiamo detto ancora nel periodo del lockdown, e con forza, che la giustizia è un servizio essenziale che non andava toccato, e per questo ne stiamo subendo le conseguenze a livello disciplinare. Ma andiamo avanti ugualmente ribadiamo con forza il nostro pensiero e lo facciamo per amore del nostro lavoro: Molte professioni possono farsi col cervello e non col cuore. Ma l’avvocato no. L’avvocato deve essere prima di tutto un cuore: un altruista, uno che sappia comprendere gli altri uomini e farli vivere in sé, assumere i loro dolori e sentire come sue le loro angosce. Ecco perché oltre alla protesta colorata dei colleghi veronesi condividiamo lo sfogo dell’avvocato Claudio Botti di Napoli, che afferma che “nessuno ha pensato di chiudere i supermercati, la nettezza urbana e i mezzo pubblici, in Tribunale invece si è fermato tutto”». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino