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VENEZIA - Un’avvocata veneziana finita sotto accusa per più somme che, nel corso negli anni, si era trovata a gestire per conti dei clienti. Soldi di cui gli interessati non sono più riusciti a rientrare in possesso, innescando così una serie di procedimenti civili e penali. Protagonista l’avvocata Gigliola Valenti Stocco, oggi 81enne. A dicembre era stata condannata a 3 anni e 6 mesi per essersi appropriata di oltre 81 mila euro, tra il 2019 e il 2021, dai conti correnti di un’anziana signora per conto della quale svolgeva le funzioni di amministratore di sostegno. Ieri un altro processo, in cui Valenti Stocco era accusata di appropriazione indebita per una somma di 150mila euro, si è concluso con la prescrizione. La denuncia dell’ex cliente dell’avvocata risaliva al 2017, ma per fatti iniziati quindici anni prima. Troppo il tempo passato, a detta del giudice monocratico di Venezia. La sentenza è arrivata dopo una discussione accesa, con l’avvocato di parte civile, Marco Franco, che ha ripercorso i precedenti dell’imputata e riferito anche di una nuova indagine in corso. «C’è stata una denuncia da parte di un altro mio cliente, la cui madre era stata seguita da Valenti Stocco come amministratore di sostegno. Lamenta ammanchi tra il 2004 e il 2021 per oltre due milioni» ha riferito Franco. «Solo suggestioni» ha ribattuto l’avvocato Renato Alberini, chiedendo di attenersi ai fatti in discussione e insistendo sulla mancanza di prove.
VICENDE COMPLESSE
Di certo per avere sviluppi sulla nuova inchiesta bisognerà attendere.
LA PARTE CIVILE
Fin qui la parte civile. Ieri il rappresentante della Procura - che per due volte aveva chiesto l’archiviazione - ha concluso per l’assoluzione, in assenza di prove di un intervento della Valenti Stocco sul conto. Tesi rispesa anche dall’avvocato Alberini. Il difensore ha ricordato come il conto fosse stato aperto nel 2002 e definitivamente estinto nel 2007. Quando, dieci anni dopo, sono iniziate le indagini la banca non aveva più traccia, visto il tempo trascorso, delle operazioni effettuate. Impossibile dunque avere un riscontro su chi avesse prelevato i soldi. «I prelievi sono coperti dalla foschia della lontananza». E il giudice, alla fine, ha deciso per la prescrizione.
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