Aviaria: fermi duecento allevamenti della Bassa Padovana

Aviaria: fermi duecento allevamenti della Bassa Padovana
BASSA PADOVANA - Se per gli umani i problemi vengono dal Covid, focolai di influenza aviaria stanno mietendo vittime di volatili in tutta Europa e non solo. A livello locale,...

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BASSA PADOVANA - Se per gli umani i problemi vengono dal Covid, focolai di influenza aviaria stanno mietendo vittime di volatili in tutta Europa e non solo. A livello locale, desta grande preoccupazione la situazione degli allevamenti avicoli nella Bassa, duramente colpiti da questa epidemia che si propaga a vista d'occhio.


I DATI

Secondo gli ultimi dati, sarebbero oltre 200 gli allevamenti fermi nel nostro territorio, sia perché infettati dal virus sia perché rientranti nella zona ad altissimo rischio e sottoposti al divieto di accasamento di pollame. Per il presidente di Confagricoltura Padova, Michele Barbetta, «la situazione è grave e servono misure tempestive» per evitare che un settore così importante subisca ulteriori danni, in un contesto già duramente messo alla prova dalla congiuntura attuale. Durante un incontro tenutosi ieri sull'emergenza, i rappresentanti dell'associazione di categoria hanno chiesto ad Anselmo Ferronato e Nerino Verza - rispettivamente direttore e responsabile dell'Unità operativa complessa servizio veterinario sanità animale dell'Uls 6 - di ripartire al più presto con l'accasamento, perlomeno nelle zone a bassa densità di allevamenti. Medesima richiesta sarà portata oggi in una riunione tecnica al Ministero delle Politiche Agricole e Forestali a Roma, con la partecipazione dei servizi veterinari delle regioni colpite dall'epidemia. L'emergenza aviaria costituisce un enorme danno per tutto l'indotto, che comprende gli imprenditori agricoli e le loro famiglie, i dipendenti, i trasportatori, gli stabilimenti che lavorano le uova, l'industria di mangimi e tutte le imprese collegate.


IL SOSTEGNO

La dirigenza dell'Azienda sanitaria, comunque, sembra disponibile a dare risposte concrete, forse già dopo l'Epifania. «È necessario stabilire una linea per ripartire dichiara Barbetta- ma i dirigenti dell'Uls ci hanno assicurato che chiederanno di poter ricominciare con i polli da carne e le galline ovaiole nelle zone con minore densità di popolazione avicola». Secondo i veterinari, il virus dell'aviaria è stato portato nella Bassa Padovana dalla fauna selvatica e, per evitare il propagarsi della malattia, sarà fondamentale bonificare l'area da animali infetti. Gli esperti attribuiscono l'origine di tali fenomeni epidemici alle migrazioni dall'Europa del nord e dall'Est (Russia, Kazakhstan e Mongolia). Come accade per il Covid e qualsiasi altro virus delle vie respiratorie, molti uccelli sono portatori asintomatici del virus; se però lo trasmettono al pollame domestico, l'aviaria è in grado di uccidere anche tutti i capi di un allevamento. L'Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie riferisce che il ceppo attualmente prevalente è H5N1, il quale ha prevalentemente colpito gli allevamenti industriali di tacchini da carne presenti nel veronese. Al 24 dicembre, oltre il 90% dei focolai di aviaria sono localizzati in 272 allevamenti tra Veneto e Lombardia, dove sono state svolte o sono in corso le operazioni pulizia e disinfestazione. A farne le spese 13 milioni di volatili abbattuti tra polli, tacchini, galline, quaglie, anatre e fagiani.

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Il Gazzettino