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SANTO STEFANO DI CADORE (BELLUNO) - Una settimana dopo l’imitatore cadorino di Fleximan ci ha riprovato e ha abbattuto di nuovo l’autovelox; e alla fine il Comune di Santo Stefano è stato costretto a ritirare il velobox blu, posizionato nel 2016 in via Udine, a pochi passi dal centro del paese, e a riportarlo in magazzino. Anche se non funzionante, era un autovelox simbolico, perché era situato a poche centinaia di metri dal luogo nel quale, all’inizio di luglio dell’anno scorso, un’automobilista tedesca, Angelika Hutter, ha travolto un’intera famiglia veneziana, uccidendo tre persone, fra cui un bambino di due anni. Dopo esser stato divelto di notte nell’ultimo fine settimana di gennaio, in quella che si è rivelata una vicenda indipendente dal fenomeno di Fleximan, il cosiddetto “giustiziere” degli autovelox, le cui azioni si stanno ripetendo in Italia, gli addetti municipali avevano riposizionato in piedi il contenitore, ricollocandolo al suo posto, a ridosso del parcheggio del palazzetto dello sport. Nel fine settimana successivo, però, è stato nuovamente rimesso a terra. E a differenza della precedente, stavolta, sono stati riscontrati evidenti danni al box: graffiato ed ammaccato.
DUE PESI E DUE MISURE
Dopo la replica di qualche giorno fa, sembra non esser scattata alcuna denuncia.
IN MUNICIPIO
In Comune, per il momento, nessuno interviene. «Il referente dell’ufficio tecnico – replica la vicesindaca di Santo Stefano, Elisa Bergagnin – questa settimana è assente». Amarezza e rabbia si mescolano nella mamma del giovane, che alla fine di gennaio ha rovesciato il contenitore, posizionato otto anni fa, come deterrente e mai usato per i veri rilevamenti di velocità, nel rettilineo del paese comeliano, dove, soprattutto di notte, più d’uno schiaccia troppo l’acceleratore. «Tutti sanno che quel contenitore era solo appoggiato e le viti erano saltate da tempo e addirittura sotterrate dal ghiaccio – prosegue la madre –. Mio figlio ha alzato e appoggiato al muretto il contenitore, pentendosi subito, ma non avendo il coraggio di riposizionarlo. Ha confessato a noi genitori l’accaduto e ha voluto di sua spontanea volontà recarsi prima dalla vicesindaca e poi dai carabinieri per confessare il suo errore. Ed è stato denunciato, perché alzare un contenitore vuoto è evidentemente un reato grave. Ho preteso da mio figlio che si prendesse le proprie responsabilità per il gesto commesso. Allo stesso modo pretendo il massimo rispetto, verità e giustizia nei confronti di mio figlio. E, dopo quanto accaduto nei giorni scorsi, pretendo stessi trattamenti, perché la giustizia non dev’essere usata solo quando comoda o a proprio uso e consumo».
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Il Gazzettino