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VENEZIA - Giornate di lavoro intenso per il Mose, che ha già fermato con successo due acque alte eccezionali. Giornate di inevitabile fibrillazione tra i tanti responsabili della grande opera, non solo perché queste sono prove sul campo di una macchina complessa, ancora incompleta e di fatto in rodaggio, ma anche perché arrivano in giorni che potrebbero essere decisivi per la scelta della futura governance di tutta la laguna. L'attesa è per la nomina del presidente di quell'Autorità per la laguna, ribattezzata Nuovo Magistrato alle acque, che dovrà riunire tutte le competenze su salvaguardia e laguna, gestendo di fatto anche il Mose una volta a regime.
Una delle tante nomine in mano al neo ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. A Venezia, la settimana scorsa, il vicepremier aveva dato rassicurazioni in proposito. «A breve chiudiamo per l'Agenzia per Venezia» aveva promesso, senza fare nomi, ma collocando la scelta in un quadro più ampio di decisioni da prendere a breve: «Ho una scrivania piena di carte ed entro la fine dell'anno conto di avere la squadra al completo».
TENSIONI & CANDIDATURE
Insomma una decisione di giorni, al massimo di settimane, se il ministro sarà di parola.
DUE ANNI DI TORMENTONE
Questione annosa, questa dell'Autorità, che si trascina ormai da oltre due anni. Fu istituita con una legge dell'agosto del 2020, su spinta dell'allora sottosegretario alla presidenza del Consiglio, il Pd Andrea Martella. La sua attivazione doveva essere questione di mesi. Invece... Seguì un lungo stallo, anche per l'opposizione a livello locale ad un modello di nomina molto accentrato a Roma. Il presidente della futura Autorità, in particolare, veniva nominato dal ministro delle Infrastrutture, solo informando il sindaco di Venezia. Nel giugno scorso, dopo un'operazione bipartisan, la modifica della legge, che ora prevede una nomina «su proposta del ministro per le Infrastrutture e la mobilità sostenibile, di concerto con il ministro per la Transizione ecologica, d'intesa con il sindaco della Città Metropolitana di Venezia, previo parere delle competenti commissioni parlamentari». Soluzione che pareva aver accontentato tutti, ma la nomina non è arrivata, complice il cambio di legislatura e governo. Ora la palla è nella mani di Salvini, se sarà la volta buona.
Il Gazzettino