Autonomia, via libera alla bozza: cosa prevede e cosa divide i partiti

Sì del pre-consiglio al testo di Calderoli con alcuni ritocchi. Domani va in Consiglio dei ministri

VENEZIA -  C'è chi, come il governatore veneto Luca Zaia, esulta: «Giovedì sarà una giornata storica». E chi, come il collega campano...

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VENEZIA -  C'è chi, come il governatore veneto Luca Zaia, esulta: «Giovedì sarà una giornata storica». E chi, come il collega campano Vincenzo De Luca, è invece pronto alle barricate: «Siamo già in battaglia». Artefice di reazioni opposte, con metà Paese favorevole e metà contrario, è il disegno di legge sull'autonomia differenziata che il leghista Roberto Calderoli, come annunciato la settimana scorsa a Venezia, ha portato ieri al pre-Consiglio dei ministri. E che domani dovrebbe essere discusso e approvato in via preliminare a Palazzo Chigi per poi essere trasmesso alla Conferenza unificata per un parere. Ma il nuovo testo, benché modificato rispetto alla bozza del 29 dicembre, continua a dividere la politica. Tant'è che già si parla di «qualche ritocco». Visto dal Veneto, invece, è un successo: «Non solo - ha detto Zaia - si darà risposta a chi, come il Veneto, da anni ha chiesto di avviare questo progetto, sancito nella nostra Regione dal referendum concretizzatosi del 2017. Ma sarà finalmente l'occasione per dar corso ai dettami dei padri costituenti. Nell'ossequioso rispetto della Costituzione, con l'autonomia si va verso un Paese che prende sempre più le connotazioni federaliste, sancite dalla Carta». Ma vediamo cosa dice la legge Calderoli.


LE DIFFERENZE
Cos'è cambiato rispetto alla bozza del 29 dicembre, quella che aveva fatto urlare allo spacca-Italia? Intanto ora gli articoli sono 10 e non più 11. Come un mese fa, anche adesso si dice che prima si definiscono i Lep e solo dopo si attribuiscono alle Regioni le competenze. Ma soprattutto viene rafforzato il ruolo del Parlamento. Per quanto riguarda il percorso di approvazione delle intese fra Stato e Regione, prima si diceva che sullo schema doveva esprimersi, oltre alla Conferenza unificata, la Commissione parlamentare per le questioni regionali; nel nuovo testo si dice invece che lo schema di intesa corredato da una relazione tecnica, è approvato dal Consiglio dei ministri, che alla riunione partecipa anche il presidente della Regione interessata e che, dopo che la Conferenza unificata ha dato il suo parere, il testo è trasmesso alle Camere per l'esame da parte dei competenti organi parlamentari. In pratica le commissioni. Una delle ulteriori modifiche che dovrebbero essere apportate domani è di prevedere un atto di indirizzo da parte delle Camere che si voterebbe in aula e non più nelle commissioni.


TEMPI
Rispetto al testo di dicembre cambiano anche i tempi: il procedimento prevede infatti che il premier, valutati i pareri della Conferenza unificata e sulla base dell'esame parlamentare, o comunque decorso il termine di 60 giorni, predisponga lo schema di intesa definitivo. Prima erano 30 giorni.


GETTITO
Si conferma che il finanziamento avviene attraverso compartecipazioni al gettito di uno o più tributi o entrate erariali regionali; è scomparso il passaggio in modo tale da consentire l'integrale finanziamento delle funzioni attribuite.


LEP
Quello dei Lep è un altro nodo dell'autonomia di Calderoli perché, così come a dicembre, si prevede che vengano definiti con uno o più decreti del Presidente del Consiglio dei ministri. La novità è che oltre ai Lep vanno definiti anche i relativi costi e fabbisogni standard (nel precedente testo non erano citati). La formula dei Dpcm anziché di una legge è già stata da più parti contestata. In ogni caso l'ultima legge di bilancio ha istituito a Palazzo Chigi una cabina di regia, che entro fine 2023 deve individuare i Lep sulla base delle ipotesi della Commissione tecnica per i fabbisogni standard. Altrimenti toccherà a un commissario. Le Camere (e non più la Commissione parlamentare) hanno 45 giorni (prima erano 30) per il parere, prima che il Dpcm sia adottato.


RISORSE
Le risorse umane, strumentali e finanziarie per l'esercizio delle funzioni sono determinate da una commissione paritetica Stato-Regione. La novità è che ne vengono dettagliati i componenti: un rappresentante del ministero per gli Affari regionali, uno del ministero dell'Economia, uno per ciascuna amministrazione competente e poi quelli della Regione.


DURATA


Le intese hanno durata massima di 10 anni. Alla scadenza, l'intesa si intende rinnovata per la sua durata: la novità è salvo che Stato o Regione manifestino volontà diversa 6 mesi prima del termine. Infine la perequazione: qualora i Lep comportino spese aggiuntive, si provvederà al relativo finanziamento. E sono previste misure perequative anche nelle Regioni che non concludono intese.


 

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Il Gazzettino