Autonomia, soldi in più alle regioni differenziate. Ecco quali sono gli ostacoli all'intesa

Autonomia, soldi in più alle regioni differenziate. Ecco quali sono gli ostacoli all'intesa
A che punto siamo con l'autonomia? A distanza di oltre quattro anni dal referendum popolare svoltosi in Veneto e in Lombardia il 22 ottobre 2017, la trattativa tra il Governo...

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A che punto siamo con l'autonomia? A distanza di oltre quattro anni dal referendum popolare svoltosi in Veneto e in Lombardia il 22 ottobre 2017, la trattativa tra il Governo e le Regioni che in base al dettato costituzionale chiedono l'autonomia differenziata sta riprendendo, ma non è detto che vada a buon fine: la legislatura volge al termine, le priorità sono altre tra caro-energia, fondi del Pnrr, situazione internazionale. Mal che vada se ne occuperà il prossimo Governo (e sarebbe il quarto dopo il Gentiloni, il Conte I, il Conte II, il Draghi) e metti mai che la prossima volta a Roma non ci siano anche esponenti particolarmente sensibili al tema. Ma vediamo quali sono i nodi oggetto di trattativa.

LA LEGGE QUADRO SULL'AUTONOMIA

Dicono che la titolare degli Affari regionali Mariastella Gelmini (Forza Italia) sia intenzionata a portare entro marzo all'esame del Consiglio dei ministri la bozza di legge quadro sull'autonomia. Il testo non è stato ancora scritto in bella, c'è però una bozza di 6 articoli (Articolo 1 iniziativa regionale, articolo 2 procedimento di approvazione dell'intesa, articolo 3 livelli essenziali delle prestazioni, articolo 4 profili finanziario, articolo 5 verifiche, articolo 6 durata) che tiene conto delle proposte emendative del Veneto e delle osservazioni avanzate dalle parti. Non è detto, però, che alla fine vengano recepite.

LE RICHIESTE

Il Veneto ha chiesto che le risorse finanziarie necessarie all'esercizio delle ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia siano determinate da una Commissione paritetica disciplinata dall'intesa. Dovrebbero farne parte - secondo le osservazioni emerse in fase di trattativa - rappresentanti dello Stato e delle Regioni interessate. Il principio avanzato da Palazzo Balbi è innovativo: verrebbe istituito un fondo di perequazione orizzontale, alimentato da una quota percentuale del residuo fiscale conseguito delle maggiori risorse ottenute dalla Regione rispetto alla spesa storica sostenuta dallo Stato per finanziare le funzioni devolute. In pratica, il Veneto dice: tu Governo mi dai le materie che concordiamo, a spesa invariata, con la compartecipazione del gettito. Se la mia gestione genera un incremento del gettito, quella parte in più ce la teniamo noi in Veneto, a parte una quota che destiniamo alle Regioni in difficoltà. E se la differenza tra gettito e spesa fosse negativo? La proposta è che venga computata in diminuzione delle quote da destinare al fondo perequativo orizzontale. Nella bozza non c'è scritto né Sud né Regioni in difficoltà, ma il concetto è chiaro: conviene a tutti che il Veneto si gestisca in autonomia le deleghe, che risparmi e che si tenga i soldi in più perché una parte del cosiddetto ultragettito andrebbe al Sud.

LE OBIEZIONI

Al Dipartimento Affari regionali è stato fatto notare che il meccanismo del fondo di perequazione orizzontale, vero elemento innovativo del testo, potrebbe non superare le obiezioni di coloro che ritengono che il percorso di autonomia differenziata non debba permettere alle Regioni differenziate di conseguire risorse maggiori rispetto alla spesa storica sostenuta dallo Stato. E poi c'è da capire cosa dirà il Mef, il ministero dell'Economia e delle Finanze, visto che il trattenimento di maggiori risorse da parte delle regioni differenziate ridurrà inevitabilmente le previsioni di entrata dello Stato. Così, almeno, hanno detto a Roma.


IL DIETROFRONT

Un altro tema in discussione era il ruolo del Parlamento sulla valutazione dell'intesa preliminare tra Governo e Regioni. Una delle proposte in campo era di far esprimere un parere alla sola Commissione bicamerale per le questioni regionali, senza il passaggio alla Camera e al Senato, ma pare che su questo si sia fatta una retromarcia, tanto più che il Parlamento resta libero di non ratificare il testo definitivo dell'intesa.

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Il Gazzettino