Nella missiva ai «pregiatissimi» Matteo Renzi e Angelino Alfano, non hanno indicato una data precisa. Luca Zaia e Roberto Maroni si sono limitati a un generico...
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L’ultimatum di Zaia e Maroni al premier e al ministro dell’Interno - ma la lettera spedita martedì e resa nota ieri è stata inviata per conoscenza anche al Capo dello Stato Sergio Mattarella e al ministro per gli Affari regionali e le Autonomie Enrico Costa - è dunque lanciato. Visto che finora da Roma non è arrivato uno straccio di risposta, i governatori di Veneto e Lombardia hanno deciso di dare l’ultimo avviso: un altro silenzio sarà interpretato come un no all’election day. E a quel punto il Governo sarà accusato di sperperare 34 milioni di euro per l’effettuazione dei due referendum sull’autonomia. «La necessità di formalizzare dette richieste - recita la lettera - è discesa da imprescindibili esigenze di risparmio e di contenimento della spesa pubblica, che non possono non essere condivise e partecipate da tutti i livelli istituzionali».
Ha detto Maroni: «Unire le consultazioni referendarie garantirebbe ai cittadini lombardi un risparmio di circa 20 milioni di euro. È tuttavia evidente che, se anche il Governo dovesse negare questa possibilità, nulla potrà impedire ai lombardi di esercitare un loro sacrosanto diritto: votare per dire se vogliono che la loro Lombardia debba diventare autonoma». Ha aggiunto Zaia: «Il referendum per l’autonomia si farà a prescindere dall’atteggiamento del Governo, ma la differenza sta nel poter sentire il parere della gente facendo risparmiare ai contribuenti, per quanto riguarda la sola Regione Veneto, costi per circa 14 milioni di euro, che scatterebbero senza l’election day. Il buon senso e la necessità di non buttare inutilmente risorse pubbliche indicherebbero una risposta netta in senso positivo, altrimenti voglio sia chiaro che la responsabilità di milioni gettati al vento ricadrà esclusivamente sul Governo nazionale».
Per ora la Regione Veneto ha stanziato a bilancio 2 milioni per il referendum sull’autonomia. Ma per il Pd veneto quei soldi vanno usati diversamente: durante la seduta del consiglio regionale dedicata alla crisi delle banche, la capogruppo dem Alessandra Moretti ha avanzato infatti la proposta di destinare i 2 milioni «ai risparmiatori traditi» da Veneto Banca e Popolare Vicenza. E oggi, con una specifica proposta di legge, saranno dettagliati criteri e modalità. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino