TRENTO - Sono 12 le persone indagate nell'ambito di un'operazione della Guardia di Finanza di Trento e della Polizia stradale di Bolzano che ha fatto luce su una presunta...
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Secondo l'accusa, la società campana ometteva l'emissione degli scontrini nei momenti di maggior afflusso della clientela; inoltre i prodotti venivano spacciati per prodotti tipici locali, anche quando non lo erano, in modo da pagare sempre il diritto più basso (5%) in luogo delle percentuali che, a seconda del bene, andavano dal 27% al 49%. In alcuni casi, secondo l'accusa, i prodotti venivano fittiziamente passati per quelli sui quali l'Autobrennero non richiedeva contrattualmente una percentuale di vendita (cd musicali, libri, riviste e generi di monopolio). Per fare questo, secondo gli investigatori, erano stati modificati i software dei registratori di cassa, creando un tasto che recava il nome di fantasia di un prodotto («panciotto» o «capriccio») battendo il quale venivano registrati come beni esenti da diritti dei prodotti soggetti a royalty e Iva ordinarie, facendoli quindi passare contabilmente con un'aliquota Iva ridotta.
Per regolamentare il flusso degli scontrini battuti e non battuti, i vertici della società si basavano sulle giornate in cui i dipendenti della A22 effettuavano o meno dei controlli sui volumi di vendita per il calcolo delle royalty dovute contrattualmente: in base alla presenza o meno di controlli, i presunti truffatori comunicavano agli addetti alle casse con un linguaggio convenzionale che il giorno era da «luce rossa» (e quindi gli scontrini andavano in linea di massima battuti) o da «luce verde» (e quindi si poteva omettere di rilasciarli).
Il Gazzettino