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Perchè lo Stato intende cassare una legge della Regione Veneto che nel 2015 ha fissato a vent'anni il limite di vetustà delle auto per il riconoscimento dell'esenzione del pagamento della tassa di circolazione. Per la legge statale, invece, devono essere trascorsi almeno tre decenni dalla costruzione di un'auto affinché i proprietari, che usano quei mezzi solo in occasioni di rappresentanza e non nella vita di tutti i giorni, non debbano pagare il balzello. Una guerra tra Roma e Venezia, che non sembra riguardare soltanto situazioni di nicchia. Il club polesano che ha preparato l'atto di intervento di fronte ai giudici della Consulta conta, infatti, su 1.300 iscritti, ma di associazioni del genere in Veneto ce ne sono almeno una trentina e in tutta Italia gli iscritti all'Automotoclub Storico Italiano sono circa 200 mila. Può sembrare una questione di poche centinaia di euro, eppure i collezionisti sostengono che il loro amore per le auto è a tutela di un bene di valore storico e culturale, che richiede un impegno finanziario non indifferente. E siccome molti collezionisti sono proprietari di più di un veicolo, il costo può diventare notevole.
Lo Stato sostiene che la Regione non ha un'autonomia in materia di tasse di circolazione, perchè si tratta non di un “tributo proprio” della stessa, ma di un “tributo proprio derivato”, vincolato alla legge nazionale. Per questo l'articolo 2 della legge numero 6 del 2015 sarebbe incostituzionale. La Regione si è costituita con gli avvocati Ezio Zanon, Luca Antonini e Luigi Manzi e sostiene che “la natura derivata del tributo non dimostra, di per sé sola, la pretesa invasione della sfera statale di attribuzioni da parte del legislatore regionale”. Anzi, sarebbe discriminatoria la norma statale, perchè toglie le esenzioni ai veicoli storici con più di vent'anni che sono iscritti a registri speciali previsti dallo stesso Codice della strada. Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino