Autisti dei bus infuriati: «Paghe da fame, turni impossibili». E il presidente dell'azienda: «Denuncio i sindacati»

Autobus
TRIESTE - Le accuse sono gravi, la replica una tanica di benzina su una fiamma già viva. I sindacati sparano a zero sull’Atap usando toni sino ad oggi mai sentiti,...

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TRIESTE - Le accuse sono gravi, la replica una tanica di benzina su una fiamma già viva. I sindacati sparano a zero sull’Atap usando toni sino ad oggi mai sentiti, almeno all’interno dell’azienda di trasporti. Il presidente rispedisce tutto al mittente e usa l’arma dell’azione legale. Ma cosa è successo nelle stanze dell’azienda? Tutto è nato da una lettera durissima firmata da Cgil, Cisl, Cisal e Ugl. Il messaggio è contenuto in un elenco scarno che qualche riga più sotto diventa manifesto di protesta: «Turni massacranti, orari disumani e salari al di sotto degli 8 euro lordi l’ora, al limite dell’indigenza». 


IL PUNTO


«Come in altre categorie di lavoratori - scrivono i sindacati - anche gli autisti degli autobus del trasporto pubblico di Pordenone sono sempre meno: anni di abbassamento delle retribuzioni al personale, uniti all’aumento spropositato dei costi per il conseguimento delle patenti superiori a carico degli autisti, hanno raggiunto l’obiettivo di depauperare questo servizio sociale, fiore all’occhiello di questa provincia. La situazione è degenerata per effetto di una miscela esplosiva di pensionamenti per raggiunto limite di età dei conducenti, non reintegrati prontamente dalla società Atap, e una quantità spropositata di dimissioni volontarie da parte di colleghi in cerca di migliori condizioni di lavoro e di vita sociale: taluni cercano un salario migliore anche per far fronte al caro vita (il contratto degli autoferrotranvieri è tra i più poveri del mercato del trasporto su gomma), mentre altri più semplicemente cercano una maggiore qualità di vita e di lavoro». 
La protesta tocca quindi il lato economico: «Fare il conducente significa lavorare sei giorni a settimana, festivi compresi, con una paga lorda di 7,84 euro all’ora, lavorando in una finestra temporale che oscilla tra le 3.30 del mattino e l’una del mattino successivo; con turni di lavoro che, sulla carta sono di 6 ore e mezza di guida giornaliere, ma che rasentano un impegno giornaliero che si aggira intorno alle 8 ore e mezza, talvolta arrivando anche alle 15 ore». 


LE CONDIZIONI


«Atap - proseguono i sindacati - non è stata in grado di sopperire prontamente alla mancanza di autisti, ma ha fatto la cosa più semplice: mantenere tutti i servizi in atto, caricare sulle spalle dei conducenti rimasti ulteriore lavoro. Siamo arrivati al punto di non poter nemmeno fruire e programmare le nostre giornate di ferie per le nostre esigenze familiari o giornate singole prenotate anche con sei mesi di anticipo, pur di effettuare le corse del servizio pubblico». Le sigle puntano poi il dito contro il subaffidamento di parte del servizio urbano alla controllata Sti. «Pur di diminuire i costi del personale», hanno aggiunto i sindacati. 


LA MINACCIA


«In questa confusione totale e assenza di lungimiranza da parte della società - spiegano - gli autisti Atap continuano a prestare con professionalità e senso del dovere il loro lavoro verso gli utenti fruitori del servizio, ma non possono più accettare che la controparte aziendale e i referenti politici facciano finta di non sapere cosa sta accadendo e di chi siano le responsabilità di questo fallimento. Scusandoci fin da ora con l’utenza che trasportiamo tutti i giorni, la quale subisce come noi la malagestione del servizio, ribadiamo che, qualora non verranno prese seriamente in considerazione le esigenze di noi lavoratori, si procederà con azioni di lotta che andranno sicuramente a detrimento dei servizi e dell’utenza».


LA REPLICA


Narciso Gaspardo, presidente di Atap, si limita ad affermare che la società rispetta le regole e i contratti, senza alcun dubbio. Al termine del ragionamento, però, sgancia il siluro sui sindacati: «Denuncerò i firmatari della lettera. Li porterò in tribunale».  Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino