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AURONZO - Sarà deciso oggi il destino di Auronzo di Cadore. Tamponi di massa? Ulteriori restrizioni? Magari niente di tutto ciò. Lo spartiacque, ancora una volta, sarà rappresentato dall’andamento dei contagi. A fare il punto della situazione è il direttore generale dell’Usl 1 Dolomiti. «Confrontandoci con la Regione e su richiesta anche del sindaco di Auronzo – spiega Adriano Rasi Caldogno – abbiamo attivato un periodo di osservazione. Domani (oggi per chi legge, ndr) verranno tratte alcune conclusioni sulla base dell’analisi dei dati raccolti e si agirà di conseguenza».
GLI SCENARI
Le alternative sono due. «Se la curva delle positività dovesse affievolirsi – chiarisce Caldogno – non avrebbe più senso introdurre nuove misure di limitazione». Altrimenti si dovranno usare le maniere forti. Due settimane fa il sindaco Tatiana Pais Becher aveva ipotizzato la chiusura anticipata dei locali. Ma esistono misure più blande. Ricalcando l’esempio dell’Alto Adige si potrebbero fare tamponi di massa su tutti i cittadini per individuare coloro che sono positivi e non hanno sviluppato sintomi. «È da qualche settimana che, in Veneto, sono state adottate misure significative – continua il direttore generale – L’impatto di queste misure si vede dopo alcuni giorni. Mi auguro che, ad Auronzo, si possa constatare un miglioramento della curva». Nel comune all’ombra delle Tre Cime di Lavaredo ci sono più di 200 persone con il virus. Lunedì erano 243. Un numero che sembra piccolo ma che va rapportato agli abitanti di Auronzo: i residenti superano di poco le 3mila unità. Difficile spiegare l’impennata dei contagi in Cadore.
L’ORIGINE
È una conseguenza del focolaio in Comelico? O dei turisti del fine settimana? «Se ci fosse assoluta chiarezza sulla genesi della pandemia – riflette Rasi Caldogno – avremmo fatto dei passi avanti non indifferenti. Invece non siamo nelle condizioni di dire chi è stato o di spiegare le dinamiche precise. Chiaramente ci sono dei comportamenti che favoriscono la trasmissione del virus. Su questo siamo già intervenuti». C’è un dato, però, che è abbastanza chiaro. Rispetto alla prima ondata di contagi, i numeri ora sono più elevati. Basti pensare ai ricoveri in area non critica – Belluno è in fase 5 da ieri – e allo sforzo dell’azienda sanitaria di potenziare le strutture ospedaliere e aumentare i posti letto per non andare in sofferenza. La differenza tra le due ondate è il lockdown totale, scongiurato in quella attuale. «Questo comporta che la circolazione del virus sia più vivace – aggiunge Caldogno – Ma un blocco totale causerebbe problemi noti. Non è pensabile di mettere una società sotto una campana di vetro. Non dimentichiamo poi che il numero di tamponi dell’ultimo periodo è 10 volte superiore rispetto a quello della prima ondata». Guardando ai nuovi positivi delle prime tre settimane di novembre sembra che il virus abbia perso potenza. Ma è solo una supposizione perché il dato dovrebbe essere confrontato con il numero di tamponi eseguiti. Se ora, ad esempio, l’azienda sanitaria stesse facendo meno tamponi della prima settimana del mese allora il calo dei nuovi positivi non sarebbe riconducibile a una frenata dei contagi, bensì al fatto che si sta considerando un campione di popolazione minore. «In generale non dovrebbe esserci una crescita dei contagi attualmente» fa sapere il direttore generale.
PRUDENZA
Ma poi specifica: «Prima di dire che stiamo calando sarei prudente.
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Il Gazzettino