Nuovo piano per l'auditorium: ritorna al Palacongressi

Il palacongressi in costruzione
PADOVA Si profila una svolta clamorosa sul “caso” auditorium. La sala della musica che non riesce a trovare spazio a palazzo Foscarini in piazza Eremitani per un...

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PADOVA Si profila una svolta clamorosa sul “caso” auditorium. La sala della musica che non riesce a trovare spazio a palazzo Foscarini in piazza Eremitani per un complesso intreccio fra la proprietà, Intesanpaolo, la Fondazione e il Comune, potrebbe traslocare di nuovo in Fiera, dentro il centro congressi.

Nelle scorse settimane infatti, la Fiera che interpreta la volontà dei soci Comune, Provincia e Camera di Commercio ha chiesto alle imprese che stanno ultimando l’opera di pensare a un adattamento della sala Mantegna, la sola che potrebbe prestarsi meglio all’operazione. E i costruttori stanno cercando di mettere a punto un progetto che non sarà quello iniziale, scartato dopo un anno di discussioni perché ritenuto troppo costoso, ma potrebbe risultare almeno un paracadute contro l’inerzia di questi anni.

L’ADATTAMENTO
La Mantegna è la seconda sala più grande dell’edificio, può arrivare a 1.100 posti. Ha il pregio di essere collocata a un livello sopraelevato rispetto alla Giotto da 1600 posti, ed è nella zona della struttura dove sono stati ricavati molti spazi a piano terra che in origine sono stati considerati per sale convegni o aule studio. Dunque potrebbero essere facilmente adattati a camerini o sale prove per le orchestre. Certo non si potrà avere un palco per orchestre da 80-100 elementi ma la trasformazione appare possibile.
La sala sarebbe la più consona, come capienza, al movimento di pubblico che gira intorno alla classica o a un concerto acustico per autori di nicchia. Inoltre le modifiche non appaiono costose. Una delle problematiche da affrontare ad esempio sarà quella delle poltroncine, che ovviamente interagiscono con i “rimbalzi” e la distribuzione del suono. Allo stesso modo la pavimentazione e le pareti devono essere attrezzate per far “suonare” la sala, quindi con pannelli fonoassorbenti e legno. 
Infine le prime tre file dovranno essere amovibili per consentire l’ampliamento del palco. Poi si dovrà decidere se fare la camera acustica. Tutto questo mentre la grande macchina congressuale procede spedita verso la sua conclusione prevista in primavera-estate.
Il tentativo di ricavare un auditorium che non avrebbe caratteristiche eccezionali ma comunque una sufficiente dignità deriva dal fatto che il processo che doveva portare la nuova sala della Musica con il progetto Carli–Moschino nell’ex tesoreria della Cassa di Risparmio è ancora fermo. E dopo l’ultimo sto, quattro mesi fa, ad oggi non ci sono novità. Nel senso che la triangolazione fra gli enti non si è ancora conclusa dopo l’”incidente” legato all’”art bonus” ovvero a quello sconto fiscale che lo stato consente ai mecenati della cultura.
IL TRIANGOLO

Per capire bene però bisogna fare un passo indietro. Palazzo Foscarini, ex tesoreria della banca, dà su piazza Eremitani. A bilancio il suo valore è di 14 milioni. Per sbloccare la situazione il triangolo prevedeva che la Fondazione mettesse in mano al Comune i 14 milioni. Con questi soldi palazzo Moroni lo avrebbe acquistato dalla banca. Che poi avrebbe investito i 16 milioni necessari per la ristrutturazione, usufruendo dell’Art bonus, lo sconto fiscale dello stato per i mecenati della cultura. La Fondazione però, pensando che anche il suo gesto fosse paragonabile a uno dei quattro tipi di donazione previsti dall’Art bonus, ha interpellato l’Agenzia della Entrate per capire se avesse potuto usufruire anch’essa del credito d’imposta del 65 per cento sulle tasse che paga in generale. Quindi arrivando a pagare 4,9 milioni al posto di 14. La risposta è stata negativa in quanto la sua operazione non aveva le caratteristiche specifiche dell’Art bonus somigliando più a un’operazione finanziaria.
Mauro Giacon Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino