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VENEZIA - «Il governo italiano? Non si è interessato al mio caso, in quanto non sono una cittadina del vostro Paese. E penso che se vuole agire, deve almeno essere risoluto sul caso di Giulio Regeni, per farne valere i diritti. Se il governo non tutela i suoi cittadini, non credo lo farà con uno straniero».
Mahienour El-Massry, avvocatessa e attivista politica trentaseienne, tra i volti più noti dei giovani egiziani impegnati quotidianamente nella lotta per i diritti umani, parla così dopo esserle stata negata da parte del pubblico ministero del suo Paese la possibilità di raggiungere - sabato scorso - l’isola veneziana di San Lazzaro degli Armeni.
L’occasione, la settima edizione dell’“Aurora prize for awakening humanity” vinto da Jamila Afghani per aver garantito accesso all’istruzione alle ragazze afghane. Fondatrice della “Noor Educational and Capacity Develpment Organization”, Afghani è attualmente rifugiata in Canada dopo che i talebani hanno preso il controllo del suo Paese.
Più volte arrestata e incarcerata in Egitto proprio per l’attivismo da lei messo in campo, organizzando proteste pacifiche e difendendo i prigionieri politici in tribunale, El-Massry era fra i tre candidati al premio di quest’anno. «Il vostro governo deve aiutare Patrick Zaki, tenuto in ostaggio qui, in Egitto: gli è proibito di viaggiare per poter continuare i suoi studi», prosegue senza troppi giri di parole l’avvocatessa, rispondendo dall’Egitto ad alcune domande su quanto accadutole. Il riferimento è al caso del giovane studente egiziano dell’Università di Bologna. Che, imputato per presunta “diffusione di notizie false” in seguito ad un suo articolo sulle discriminazioni della minoranza cristiana, dopo 22 mesi di custodia cautelare ancora oggi – seppur a piede libero in Egitto – è costretto ad affrontare udienze continuamente rinviate.
IL VOLO NEGATO
Nonostante un mese fa le fosse stata garantita la possibilità di partire («la Procura generale mi aveva detto che non mi era vietato»), una volta raggiunto l’aeroporto ad El-Massry è stato impedito di imbarcarsi sul volo che l’avrebbe portata in laguna. Le motivazioni sarebbero riconducibili al suo attivismo. «Oggi (ieri, ndr) abbiamo chiesto ancora notizie e ci è stato ufficialmente riferito che mi è vietato viaggiare», continua El-Massry, che ricorda i fatti di cui era stata accusata nel 2020, quando le era stato imputato di essere coinvolta - insieme ad altri avvocati attivisti - nella formazione di un gruppo terroristico dal carcere, attraverso visite e corrispondenza. «La cosa bizzarra? A causa del Covid, nel corso della detenzione per sei mesi ci è stato impedito di ricevere visite». Alla luce di quanto accaduto, l’avvocatessa afferma con coraggio: «Ora mi sento ancora più determinata a far valere i miei diritti. Mi sento di dire che forse sono più fortunata di altri che, prima di raggiungere l’aeroporto, sono stati arrestati. La mia vicenda è un’ulteriore prova del fatto che noi egiziani viviamo sotto un regime autoritario, che vuole negare al popolo i suoi diritti». E conclude: «Gli altri Stati, a causa di un interesse comune, chiudono un occhio su tanti dei crimini che si stanno commettendo». Leggi l'articolo completo su
Il Gazzettino