Attentato a Tel Aviv, il racconto del baritono Martini: «Fuggito in albergo»

Aveva raggiunto la città israeliana per un'audizione: «Bloccato dalla polizia, mi sono chiuso in camera»

Attentato a Tel Aviv, il baritono Martini: «Fuggito in albergo»
TREVISO - Audizione a Tel Aviv: il baritono Alex Martini nel luogo dell’attentato. «Hanno fermato i taxi e fatto scendere tutti. Sentivamo spari nelle vie...

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TREVISO - Audizione a Tel Aviv: il baritono Alex Martini nel luogo dell’attentato. «Hanno fermato i taxi e fatto scendere tutti. Sentivamo spari nelle vie circostanti» ha spiegato sotto choc. Trevigiano, cantante lirico, pochi giorni fa protagonista del Concerto dell’Assunta, il baritono Alex Martini è atterrato ieri nella tarda mattinata all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. «Avevo affittato un residence in una zona centrale, vicina al teatro - ha spiegato - ma quando siamo arrivati in centro abbiamo visto concitazione, persone che correvano, sirene. Chiedevo al taxista ma non riuscivamo a capire, era una situazione surreale». Ad un certo punto poliziotti in tenuta antiterrorismo hanno ordinato alla macchina di fermarsi. «Hanno urlato che non si poteva circolare, di correre in fretta nelle nostre abitazioni. Ma per me era la prima volta in città». Martini cerca subito il residence. «La situazione era complicata: da un lato ieri era Shabbat e quindi la città era ferma. Mi passa davanti un’ambulanza, vengono caricati dei feriti. La gente urla, sento persone che dicono di fare provviste e rimanere in casa». A quel punto Martini cerca un chiosco e compra acqua e qualche bene di prima necessità. Poi si chiude in camera. Oggi lo attende un’audizione conoscitiva all’opera di Tel Aviv. «Dalla finestra ho visto progressivamente la città tornare alla normalità. Ma ci sono volute circa tre ore. Nel momento in cui è scesa la sera, in città è tornato il silenzio. Non riuscirò a dormire, devo cantare e dovrei farlo, ma quello che abbiamo vissuto è stato stressante».

L’ATTENTATO 

Il residence di Martini si trova in Hagara Street a poche decine di metri da via Nahalat Binyamin, il luogo in cui è avvenuto l’attentato: protagonista un militante della Jihad islamica che ha deciso di colpire in un’elegante via pedonale, in quel momento affollata. Ha sparato a bruciapelo contro una guardia municipale, ferendola alla testa in modo molto grave, ed è stato poi “neutralizzato” da una seconda guardia in una drammatica sparatoria svoltasi vicino ai tavolini dei caffè. La guardia è poi deceduta in ospedale. Secondo la ricostruzione della polizia di Tel Aviv l’attentatore, Kamal Abu Baker, è giunto da Jenin (Cisgiordania) e militava in una fazione armata locale. Ha girato a lungo per le vie della città dove un’ora dopo era prevista una nuova manifestazione di massa contro la riforma della giustizia intrapresa dal governo Netanyahu. Ma ha attirato il sospetto di una guardia municipale ed ha deciso allora di passare subito all’azione. La sera prima, in Cisgiordania, un ragazzo palestinese di 19 anni è stato colpito a morte dagli spari di israeliani, durante un confronto fra un gruppo di coloni e gli abitanti palestinesi del villaggio di Burqa (Ramallah). La polizia israeliana ha arrestato due estremisti di destra ebrei, uno dei quali è sospettato di aver sparato sul ragazzo.

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Il Gazzettino