Spari contro la casa di Ario Gervasutti. Mercurio: «Io indagato? Non so e non ho confessato nulla»

Ario Gervasutti e i proiettili sulla parete della sua casa
MESTRE - «Il mio assistito non sa nulla dei fatti che gli vengono contestati dalla procura di Venezia». A parlare è l’avvocato Fabrizio Gallo, il legale...

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MESTRE - «Il mio assistito non sa nulla dei fatti che gli vengono contestati dalla procura di Venezia». A parlare è l’avvocato Fabrizio Gallo, il legale che assiste Santino Mercurio, il sessantacinquenne calabrese, di Isola di Capo Rizzuto, indicato dai pm Stefano Buccini e Lucia D’Alessandro, come l’esecutore materiale dei cinque colpi di pistola che, nell’estate del 2018, furono esplosi contro l’abitazione del giornalista padovano Ario Gervasutti (ex direttore del Giornale di Vicenza, oggi capo redattore de Il Gazzettino) nonché, nel 2019, di un’estorsione con incendio ai danni del titolare di un’azienda toscana con la quale era in atto una controversia di natura economica. In entrambe le vicende, la procura antimafia di Venezia indica quale mandante l’imprenditore vicentino ed ex senatore leghista Alberto Filippi.

«Il mio assistito alla data di oggi non ha ricevuto alcun provvedimento dal quale risulta indagato, né mai è stato fermato e né mai ha potuto dichiarare di aver confessato - dichiara il difensore di Santino Mercurio - Non ha mai ricevuto alcun atto in cui era indagato e mai si è recato dagli inquirenti ad ammettere le proprie responsabilità su eventuali fatti di cui è completamento all’oscuro».
Il nome di Santino Mercurio compare nell’avviso di conclusione indagini di uno dei filoni relativi a presunte attività illecite (associazione per delinquere di stampo mafioso, rapine, estorsioni, sequestro di persona, minacce) che sarebbero state compiute da persone indicate come appartenenti alla ‘ndrangheta, alcune delle quali radicatesi in provincia di Verona.

IL NIPOTE “PENTITO”
A parlare degli episodi ora contestati a Filippi è stato il nipote di Santino, Domenico Mercurio, 53 anni, originario di Crotone ma per lungo tempo residente a Lavagno, in provincia di Verona, da alcuni anni finito in tutte le inchieste attraverso le quali è stata smantellata la rete di potere costruita da esponenti della ‘ndrangheta calabrese nella provincia di Verona. Mercurio è un collaboratore di giustizia e la procura antimafia di Venezia ritiene di aver trovato adeguati riscontri ai sui racconti e alle sue confessioni.


Nell’episodio della presunta estorsione con incendio in Toscana, Domenico Mercurio si è auto accusato di aver avuto un ruolo iniziale, per poi affidare l’incarico allo zio. Vero, falso? A questo punto spetterà ai giudici il compito di accertarlo. I pm D’Alessandro e Buccini chiederanno probabilmente il rinvio a giudizio di tutti gli indagati nell’inchiesta (in totale 43) tra fine estate e inizio autunno.
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Il Gazzettino